REDAZIONE PONTEDERA

Gesù tra le macerie di Gaza. Ponsacco, il presepe di Don Zappolini fa discutere ancora

Il parroco non è nuovo a iniziative di questo tipo. Stavolta ha scelto di raffigurare la natività tra sangue e macerie

Il presepe di Don Zappolini

Ponsacco, 21 dicembre 2023 – Gesù bambino raffigurato tra sangue e macerie, un po’ come se si trovasse sotto i bombardamenti a Gaza. E’ la scelta, ancora una volta destinata a far discutere, di don Armando Zappolini. Il suo presepe, allestito nel battistero della chiesa di Ponsacco, mostra una natività decisamente provocatoria.

Il titolo è “Gaza: no al terrorismo di Hamas e di Israele” e le immagini mostrano Gesù bambino avvolto in una kefiah palestinese, con Giuseppe e Maria sotto i bombardamenti. Il parroco di Ponsacco non è nuovo a iniziative di questo genere.

Nel 2022 avvolse il bambinello nella bandiera della pace, richiamando le storture delle spese militari italiane, mentre nel 2021 raffigurò la natività avvolta dal filo spinato. Messaggi chiari legati alle emergenze umanitarie e alle sofferenze dei più deboli, ma che stavolta sembrano destinati a far discutere più di sempre.

"Non esiste nessuna giustificazione al terrorismo, che venga da Hamas o da Israele. Il dramma che vive da anni la Palestina non ci può lasciare indifferenti. Le coscienze non si possono scuotere a comando o solo quando un evento, come quello successo il 7 ottobre in Israele, ci risveglia da “sonni” apatici, rassegnati, e, nella più estrema delle ipotesi, disinteressati. Non dobbiamo scegliere di stare da una parte o dall’altra. L’unica scelta da compiere è quella del diritto alla vita. Unico diritto riconosciuto da Dio e che, come esseri umani e cristiani, non possiamo non difendere strenuamente”, scrive don Armando

“Quest’anno – prosegue – non potevo non focalizzare il presepe sul dramma della Palestina che getta una tragica luce su questo Natale. Come ha detto Papa Francesco in Medio Oriente siamo andati oltre le guerre, siamo al terrorismo. Il messaggio è quello di una condanna unanime di tutti i terrorismi e di tutte le politiche aggressive che portano a violenze e sofferenze immane, che come esseri umani e cristiani non possiamo tollerare o giustificare. Il sangue versato dei bambini di Gaza non ci può più essere indifferente, non possiamo continuare a vivere la nostra vita sapendo che altri esseri umani la perdono ogni giorno, senza sosta e senza ragione”.

Al presepe è accostata anche la mostra “In mezzo a loro”, fotografie da Betlemme di Caterina Montanelli, scattate l’estate scorsa nell’ambito del progetto “Le 4 del pomeriggio” con il quale la Caritas della Diocesi di San Miniato permette ogni anno ai giovani del territorio di conoscere realtà di impegno caritativo, in Italia e all’estero. Caterina Montanelli, insieme ad altri suoi compagni, ha vissuto l’esperienza nell’orfanotrofio “Niño de Dios”, una struttura creata dalla Famiglia religiosa del Verbo Incarnato, che opera nella città dove è nato Gesù, accogliendo bambini disabili abbandonati.

Ad accompagnare il gruppo don Luca Carloni, vice parroco di Ponsacco, che nel presepe testimonia un vissuto diretto in quei territori. “Stando lì – dice – senti sulla pelle la sensazione di una vita che non è vita, di un’esistenza che non è esistenza, che vuole essere cancellata. Capisci cosa possono provare i palestinesi, riconosciuti solo da cinque stati al mondo. Per il mondo la Palestina non esiste! E poi c’è il muro, che come tanti altri muri, passa e divide a metà la vita della gente e costringe le persone a vedere limitata la propria mobilità a causa di un ostacolo, che rappresenta tutta la disumanità e la cattiveria umana. Nonostante ciò, i palestinesi lasciano tracce di un’umanità che non vuole arrendersi a una non vita, disegnando su quella barriera immagini piene di colore. Provando tutte queste emozioni, Betlemme è diventata un po’ casa nostra, il centro di un’umanità che è condivisione e collettività”.

Anche le foto della mostra sono unite da un filo rosso, proprio perché il filo rosso rappresenta anche il diritto alla vita che unisce tutti gli esseri umani. “L’unico diritto – continua don Zappolini – riconosciuto da Dio. Come cristiani e come esseri umani dobbiamo difenderlo strenuamente, dobbiamo dire no al terrorismo, alla guerra, all’eccidio, alla produzione di armi. Non dobbiamo stancarci e dimenticare di chiedere che il fuoco cessi subito!”.