Paolo Taviani commosso dalla città: "Il mio lavoro non è ancora iniziato"

Il grande maestro del cinema italiano è stato ospite della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. Ha partecipato alla presentazione di Cecilia, la statua che riproduce la bambina de La Notte di San Lorenzo.

Paolo Taviani commosso dalla città: "Il mio lavoro non è ancora iniziato"
Paolo Taviani commosso dalla città: "Il mio lavoro non è ancora iniziato"

Tutto come in un copione da film, condito di ricordi personale ed emozioni, insieme a capitoli di grande cinema. Tra dissolvenze a colori e in bianco e nero, cercando ancora oggi nella San Miniato fumante di macerie e di passione dove tutto cominciò – ispirazione prima del capolavoro La Notte di San Lorenzo – le ragioni di grande attualità di quella pellicola. Così per i quarant’anni del film che più di tutti racconta la guerra civile in Toscana, Paolo Taviani è tornato nella sua terra, ospite della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato che ha sostenuto un progetto di valore culturale.

La Fondazione, guidata dal presidente Antonio Guicciardini Salini, ha fatto realizzare all’artista Marcello Scarselli la statua "Cecilia", la fusione in bronzo che riproduce la bambina con le treccine attraverso i cui occhi innocenti i registi Paolo e Vittorio Taviani raccontano nel film l’orrore della guerra e la forza liberatrice dei partigiani, quando nel luglio 1944 il popolo della campagna prese in mano le sorti della collettività unendosi ai liberatori. Un progetto – "Cecilia" sarà collocata in piazza Mazzini – ideato dal Centro Cinema Taviani e dal Comune e che la Fondazione Crsm ha reso possibile. Un progetto nel quale si colloca anche il toccante docu-film "44" – appaludito dallo stesso Paolo Taviani – realizzato dal regista Leonardo Casalini in omaggio a La Notte di San Lorenzo: una carrellata di testimonianze sui giorni della guerra che hanno commosso il pubblico.

Ad accogliere il maestro un sala di Palazzo Grifoni gremita di cittadini e di rappresentanti delle istituzioni: Massimo Cerbai, direttore regionale di Crédit Agricole, assessori e autorità militari. A fare gli onori di casa il presidente Guicciardini Salini che ha espresso la gratitudine a Paolo Taviani di aver accolto l’invito: "un onore averla qui, perché i Taviani hanno portato in alto il cinema italiano, sono per noi una ragione d’orgoglio, hanno sempre mantenuto un legame forte con San Miniato e la Toscana". Pubblico in piedi più volte per il maestro Paolo – per la prima volta in città dalla morte del fratello Vittorio come ha sottolineato il sindaco Simone Giglioli – che ha ricambiato l’abbraccio distillando ricordi della giovinezza e delle riprese di quel film che, tra importanti significati, ne ha due rilevanti dal punto di vista affettivo: "Più di tutti mi ricorda mio fratello Vittorio che non c’è più". Ma anche la natura aspra e bella della Toscana, che i Taviani elevano al rango di personaggio. Quella distesa di verde "che si vede da piazza Mazzini – ha detto – dove ci affacciavamo da ragazzi". E dove "si sentivano più vicini i liberatori che stavano arrivando". Sopra c’è la Rocca che i tedeschi fecero saltare e sulla quale "prima della guerra andavano a correre spensierati". Flash back dentro e intorno al cinema.

Un viaggio iniziato dopo che i giovanissimi Paolo e Vittorio, rimasero affascinati dal linguaggio della pellicola che è poi diventato il loro modo di essere, e di raccontare il mondo. Anche quando c’era da guardare negli occhi il male. Senza sconti e lasciando la porta del cuore aperta alla speranza. Nacque così il personaggio di Cecilia, presente in bronzo ed in carne ed ossa: ad accogliere Paolo Taviani c’era anche Micol Guidelli – che l’assessore alla cultura Loredano Arzilli è riuscito a rintracciare – che dette corpo e voce a quella bambina. Con lei anche il fratello, Giovanni, attore, che nella pellicola racconta l’altro volto: il dramma della retorica fascista che portò il Paese a ferro e fuoco. Applausi.