Ormai non piove quasi più "E scatta l’allarme siccità"

L’esperto del Cia Etruria: "Preoccupa anche l’aumento delle temperature. A soffrire di più per ora sono i cereali. Vanno realizzati nuovi invasi diffusi"

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I primi mesi del 2022 sono stati tutti caratterizzati dall’assenza di pioggia. A monitorare la situazione il Servizio Idrologico regionale con la pubblicazione dei report pluviometrici, idrometrici e freatimetrici per l’analisi dei dati afferenti alla risorsa idrica superficiale e sotterranea. Gennaio, febbraio, marzo e aprile sono stati quattro mesi caratterizzati da apporti pluviometrici sotto la media. Marzo, tradizionalmente il mese più legato all’instabilità del tempo, ha fatto registrare sull’intero territorio regionale, rispetto ai valori di marzo del precedente trentennio analizzato (anni 1992-2021), un trend pluviometrico caratterizzato da un deficit generalizzato.

La media su scala regionale registra un deficit di circa il 41% corrispondente a circa 33 millimetri di pioggia in meno. Con una media di circa 2,5 giorni di pioggia in Toscana. Dati che portano a parlare del fenomeno siccità ancor prima dell’inizio dell’estate. "Il campanello d’allarme è già scattato – commenta Stefano Berti, addetto alle relazioni esterne di Cia Etruria –, le criticità legate all’acqua sono sempre maggiori. Come questo influenzerà i raccolti? Il grano stava soffrendo poi la pioggia arrivata una ventina di giorni fa ha scongiurato il peggio. Il rialzo delle temperature, aumentate anche di 15 gradi in pochi giorni, ha annullato o comunque ridotto di molto l’effetto benefico di quelle precipitazioni. In apparenza il colore e l’aspetto delle piante di grano è bello, il rischio però è che il chicco non cresca a sufficienza. Dipenderà dalla prossima settimana e se nei prossimi 10 giorni si registreranno delle precipitazioni o no".

Diversa la questione dei prodotti ortivi generalmente coltivati su campi irrigati. In questo caso l’assenza di pioggia non compromette la buona riuscita del prodotto ma influisce sulla spesa economica della produzione. "È presto per valutare come il meteo di questi mesi inciderà sul benessere della vite – continua – anche se per ora l’assenza di umidità scongiura la diffusione di malattie fungine. A soffrire di più al momento sono i cereali con belle piante in apparenza ma che rischiano di essere scarsamente produttive. Cosa possiamo fare per cercare di limitare i danni? Di certo contrastare i cambiamenti climatici; ma anche pensare e mettere in campo una politica dell’acqua più strutturale attraverso la realizzazione di invasi diffusi che rappresenta un buon rapporto costi benefici, inoltre si potrebbero ripristinare quelli già esistenti". Scelte politiche per poter risolvere le criticità che ogni anno il meteo ci pone davanti.

Sarah Esposito