Maltrattamenti alla Stella Maris "Indispensabile fare più udienze"

Telefono Viola prende la parola sulla lentezza del processo che deve ancora ascoltare decine di testimoni. Il presidente: "Il giudice sta facendo il massimo, ma bisogna dare velocemente giustizia alle vittime"

di Carlo Baroni

FAUGLIA

Il 2022 non sarà sufficiente. Si andrà di certo al 2023. E chissà. Nonostante l’impegno e gli sforzi del giudice Susanna Messina, che sono stati riconosciuti anche dalle parti civili. Il processo in questione è quello con ipotesi di reato i maltrattamenti che, secondo il copione accusatorio, sarebbero avvenuti al centro adolescenti e giovani adulti di Montalto di Fauglia della Fondazione Stella Maris (sede ora trasferita a Marina di Pisa). Un processo in piedi da un anno e che tornerà in tribunale – fino al 10 giugno scorso le udienze si sono svolte nell’aula del Polo della Memoria – a metà del prossimo ottobre. Tant’è che le parti civili hanno presentato un’istanza al giudice mirata ad invelocire il processo incagliato per lo più nella fitta lista di testimoni ancora da sentire. A sottolineare la preoccupazione e la lentezza del procedimento è Telefono Viola (parte civile costituita nel procedimento) con la presidente Anna Grazia Stammati.

Questo è infatti un processo nato su un’indagine del 2016. "Il processo procede così lentamente che il pericolo di pregiudicare l’andamento delle udienze è serio – dice Stammati –. Il grande numero degli imputati, infatti, unito alla lentezza del processo dovuta in parte anche alle problematiche Covid, starebbe rallentando, anche ora che si è tornati alla normalità di udienze in presenza, i tempi della calendarizzazione degli incontri (la prossima udienza è prevista per il 18 ottobre, le successive a novembre e a dicembre)".

Il presidente di Telefono Viola aggiunge: "I genitori e i tutori ascoltati in aula hanno riportato le violenze subite dai propri figli e documentate dalle videoregistrazioni (208 episodi di violenza in meno di quattro mesi) ma,

nonostante l’impegno del giudice – aggiunge – ci sono questioni amministrative rischiano di pregiudicare i tempi del processo. Per questi motivi e per onorare tutte le vittime chiediamo un intervento immediato affinché sia previsto un numero di udienze, maggiore e più ravvicinato, per procedere in modo spedito e rendere giustizia a chi ha subito violenze".

Ci sono ancora da sentire decine e decine di testimoni, sia quelli della difesa che delle parti civili, ci potrebbe essere l’esame degli imputati (in 15 sono a vario titolo a giudizio). All’ultima udienza sono stati sentiti i primi sei genitori dei ragazzi – è l’istruttoria dibattimentale del pubblico ministero Fabio Pelosi – che hanno riferito tutte le circostanze di cui erano al corrente, quelle apprese dalla visione dei video registrati dagli inquirenti e sulla base delle quali poi hanno presentato querela. Tra i genitori sentiti anche quelli che per primi presentarono una denuncia sulla base della quale fu presa la decisione di istallare microcamere.

Le intercettazioni, disposte dalla procura nell’ambito delle indagini condotte dai militari dell’Arma del nucleo investigativo di Pisa, andarono avanti per tre mesi. Osservazioni che, per la Procura di Pisa, avrebbero documentato una particolare asprezza nelle condotte degli operatori tanto da configurarsi l’ipotesi di maltrattamenti. Episodi – la circostanza emerse quando scoppiò il caso – di cui averebbero parlato anche alcune lettere anonime recapitate allora alla guardia di finanza, di cui una firmata "un dipendente", che diceva "essere stanco di vedere" tutte quelle cose e si appellava alle forze dell’ordine, facendo riferimenti ad un quadro che sarebbe andato avanti da tempo anche tra insabbiamenti e silenzi.