DIMICHELE QUIRICI
Cronaca

L’oratorio di San Giuseppe, tesoro secolare

Costruito su un terreno della famiglia Leoncini fu benedetto nel 1680 e distrutto dai bombardamenti americani nel gennaio 1944.

di Michele Quirici

Passeggiando sulla salita del ponte Napoleonico, dalla parte del centro cittadino, ci si imbatte nei resti di un antico edificio che ai più attenti avrà suscitato delle curiosità. Un vecchio cartello indica che siamo di fronte all’Oratorio di San Giuseppe costruito intorno al 1680, ma niente di più è raccontato. Grazie alle straordinarie ricerche dell’amico Paolo Morelli, oggi ne conosciamo la storia. "Questa piccola chiesa pontederese, dedicata al Pio transito di San Giuseppe e alla Buona Morte fu costruita dalla famiglia Leoncini su un terreno di sua proprietà e venne benedetta il 3 novembre 1680; successivamente, nel 1683, i fratelli Lorenzo, Giuseppe e Pietro Paolo del fu Giovanni Leoncini, vi fondarono un beneficio senza cura d’anime col titolo di priorato, riservandosene il patronato e stabilendo che in assenza di eredi diretti tale diritto passasse ai discendenti di Filippo Coccolini, fratello della loro madre; da allora fu regolarmente officiata da un prete residente".

"Essa divenne centro – continua – di una considerevole devozione popolare nella seconda metà del XVIII secolo quando in una piccola cappella laterale in cornu Evangelii fu collocata un’immagine mariana a cui una persona, di cui con ci è stato tramandato il nome, attribuiva la concessione di una particolare grazia. Ne ha lasciato memoria il prete che di questa devozione fu animatore: “L’anno di Nostro Signor Gesù Cristo 1759 questa santissima immagine di Maria Santissima del Divino Aiuto per opera del sacerdote Giovanni Lorenzo Polidori, abitante in Pontedera e benemerito di questa venerabile chiesa prioria di San Giuseppe fu collocata in questa cappella per grazia ricevuta da persona di sua attinenza e raccomandata a detta sacra immagine in tempo che si conservava nell’abitazione di detto Polidori, nella quale era conservata colla debita decenza sì di lumi che altro ecc. Detta sacra immagine però era de’ nobili signori Coccolini i quali accordarono il trasporto di detta sacra immagine dall’abitazione di detto Polidori, che era di loro proprietà, alla suddetta chiesa e il nobile signor abate Giuseppe Coccolini concorse alla spesa delle corone d’argento e all’adornamento di detta cappella sì per gli stucchi che pitture. L’incoronazione del Bambino che seguì e della sua Madre Santissima seguì il dì 24 dicembre 1764. Il motivo per fare dette corone le dette una povera donna moribonda che mandò per limosina due lire. (…)“. A motivo di questa devozione mariana, finché la chiesa è stata officiata era uso che vi si effettuasse la benedizione delle puerpere".

La storia della famiglia Polidori è un’epopea. Lorenzo Polidori fu lo zio dell’illustre bientinese Gaetano Polidori che fu alle dipendenze di Vittorio Alfieri. Il sacerdote Lorenzo contribuì alla formazione di Gaetano che così lo descrive in un’epistola "Ed un mio zio proposermi il cammino delle leggi (ché morto il genitore, io vivea collo zio, di cui l’affetto di quel del padre mio non fu minore)". Priore "d’una cappella col titolo di San Giuseppe, ed organista della chiesa parrocchiale di Pontedera, scrisse un libro delle Rubriche della Chiesa Romana al quale si ha ricorso quando insorge qualche dubbio e si conserva manoscritto nella Canonica di quella Terra".

Altro zio di Gaetano fu Francesco Polidori che nacque a Pontedera verso il 1725 e qui esercitò la professione di notaio. Il padre di Gaetano, Agostino Ansano, nato a Pontedera nel 1714, e suo fratello Luigi Eustachio, nato a Bientina nel 1761, furono valenti medici e suo figlio Giovanni fu segretario e medico del poeta George Byron. Ma questa, è davvero un’altra storia.