
Il garante, l’avvocato Menzione
Nessuna vita tra le sbarre della Fortezza è vuota a perdere. Perché in un contesto nazionale caratterizzato da numerose complessità, il carcere di Volterra continua a distinguersi come un esempio emblematico di perseveranza, dedizione e impegno costante nel promuovere un’efficace politica di recupero sociale e di reinserimento dei detenuti. Il carcere di Volterra è un mondo intriso di percorsi e progetti che hanno rappresentato un archetipo, pensiamo alla Compagnia della Fortezza e al primo esperimento di scuola mista tra detenuti e studenti esterni in carcere, con l’istituto alberghiero. Ne parliamo con l’avvocato Ezio Menzione, il garante dei detenuti del Comune di Volterra.
Garante, c’è un primo dato che spicca, a livello nazionale: nella Fortezza, non avviene un suicidio da quasi 50 anni.
"Aggiungo che l’ultima sommossa nella Fortezza risale al 1975. Il segnale è chiaro: in questa struttura carceraria le situazioni di disagio sono praticamente ridotte allo zero. Non si registrano rivolte, né casi drammatici come in altre carceri italiane".
Diamo un quadro della popolazione carceraria, a quanto ammonta?
"Alla Fortezza sono detenuti 184 maschi per una capienza di 189, distribuiti in 4 bracci su due piani, occupando quasi completamente una delle due stecche in cui consiste il carcere. Gli ergastolani sono attualmente 29 e a Volterra si scontano pene molto lunghe. nessuno è tenuto in isolamento e vi è solo ed eventualmente l’isolamento disciplinare. Fra detenzione in attesa di giudizio definitivo e inizio dello sconto della pena, i detenuti della Fortezza, quando vi arrivano, hanno già scontato almeno 5 anni di pena. In questo periodo di detenzione devono avere dimostrato un carattere calmo e disciplinarmente corretto, ma anche di essere avviati efficacemente ad un buon percorso di possibile reinserimento sociale futuro. Insomma, la detenzione in questo carcere è questione sostanzialmente premiale".
Tanto che è un carcere in cui la regola è rovesciata: celle aperte e libertà di circolazione nell’antica Fortezza di Lorenzo il Magnifico.
"Ricordiamo anche che ogni detenuto ha una cella singola, ma solo la metà delle celle sono state risistemate nel corso degli anni. C’è assoluta libertà di movimento nella struttura. Sa come vengono definite le celle?".
Spieghi.
"Camere di pernottamento, proprio perché l’obbligo di starci riguarda solo la notte. E mi preme ricordare l’orto del carcere, uno degli orti più belli d’Italia a mio dire, dove si coltiva, quasi esclusivamente, con l’acqua piovana".
I percorsi riabilitativi sono il fiore all’occhiello della struttura carceraria. Ma mancano all’appello le Cene Galeotte, sparite dai radar da tempo, così come le visite al Maschio. Perché?
"Per le Cene ma soprattutto per i detenuti, urge sistemare lo spazio della cucina che ha subìto un cedimento. Ciò significa che è stata installata una provvisoria cucina da campo. Per le visite al Maschio, che erano grande punto di attrattiva turistica, sarebbe importante riprenderle non solo perché la visita è molto interessante, con una vista mozzafiato, ma soprattutto per far sì che il carcere non sia percepito come elemento estraneo per chi viene a Volterra anche per un giorno solo".
Ilenia Pistolesi