La politica sotto accusa E la scelta del silenzio

Il sindaco di Santa Croce, Giulia Deidda, aspetta di leggere le carte. Ecco come, secondo la Procura, avrebbe favorito il sistema dei conciatori

Il sindaco Giulia Deidda aspetta le carte. Deve leggerle. Poi, probabilmente, parlerà rompendo un silenzio che va avanti dall’aprile del 2021 quando l’inchiesta Keu si abbattè come un ciclone sul distretto conciario di Santa Croce e sulla politica locale e regionale. Lei, per la procura antimafia di Firenze è una sodale dell’associazione per delinquere proprio nella sua veste di primo cittadino. Secondo gli inquirenti Deidda – alla quale in questo anno e mezzo più volte sono state chieste dall’opposizione le dimissioni dalla carica di sindaco – avrebbe agito, nell’interesse del sodalizio a cui viene contestata una catena di reati in materia ambientale. Ma come? Scegliendo, appunto, consulenti in materia ambientale graditi da Aquarno – secondo la prospettazione accusatoria –, ma non solo: sarebbe stata lei, dunque, l’anello di congiunzione tra la politica e gli imprenditori nella raccolta dei contributi, orientandoli in favore dei candidati più sensibili alle istanze dei conciatori: secondo la procura Deidda si sarebbe anche attivata in prima persona per far in modo che le nomine ai vertici degli enti di controllo sulla attività di Aquarno fossero di gradimento dei conciatori. Nella ricostruzione del ruolo che il sindaco di Santa Croce avrebbe svolto c’è anche un ulteriore episodio: secondo la procura antimafia Deidda negli ultimi mesi del 2020 avrebbe organizzato incontri e contatti con i vertici politici e amministrativi della Regione Toscana, partecipando anche a quei tentativi di condizionamento sull’operato del funzionario della Regione Alessandro Sanna che era incaricato di istruire la pratica Aia per Aquarno.

Ledo Gori, invece – l’unico che quando scoppiò lo scandalo Keu venne rimosso dal proprio ruolo – è ritenuto un concorrente esterno nell’associazione per delinquere. E lo sarebbe stato, appunto, nella sua veste di capo di gabinetto del presidente della Regione, incarico che ricopriva dal 2012. Secondo gli inquirenti Gori – insieme a Bernini – avrebbe dato un apporto importante per far ottenere indebite erogazioni pubbliche a far rilasciare autorizzazioni ambientali in favore del consorzio Aquarno. Gori sarebbe stato un uomo gradito al sistema. Per il momento Deidda non rilascia dichiarazioni perché, appunto, vuol leggere bene le cento pagine dell’atto di chiusura indagini della procura. E la scelta del silenzio, oggi, si apprende, è anche quella del consigliere regionale Andrea Pieroni, l’altro esponente di spicco Pd, finito dentro le carte dell’inchiesta.

Carlo Baroni