REDAZIONE PONTEDERA

La macchina del falso e l’inchiesta "I particolari sono una meraviglia"

L’associazione incastrata dalla Finanza puntava all’alta qualità ed utilizzava anche riscontri fotografici

SANTA CROCE

di Carlo Baroni

Si parla anche di scatole contraffatte e delle fotografie relative al confronto tra il prodotto "originale" ed il prodotto "falso", per evidenziare l’altissima qualità del bene riprodotto. Del resto una griglia – sequestrata in un’azienda di Santa Croce, e si è trattato di uno dei sequestri importanti di quest’indagine – su cui si stampavano, praticamente con estrema fedeltà all’originale, i prodotti in pelle venduti come originali di celebri maison, era praticamente perfetta. Tanto che lo stesso perito incaricato dalla Procura avrebbe dovuto visionarla a lungo per individuarne i tratti che la tradivano. E per questo giro di falsi ben fatti – un maxi-business ordito su un asse che va dai capannoni della Piana fiorentina e della Valdera fino al mercato asiatico, lambendo le grandi piazze della moda – non mancano sottolineature sui risultati ottenuti: "i particolari che fanno che sono una meraviglia.... tutto studiato nei minimi particolari....". Riscontri che confortano il business, ma che, intercettati dagli inquirenti, diventano indizi importanti: "io qualche giorno fa....io ieri andato da Gucci al negozio… come tutto molto....molto uguale....100%".

L’organizzazione, articolata nei ruoli, si apprende, pensava a tutto, anche a come stare al riparo dalle intercettazioni che sono state una delle chiavi strategiche dell’indagine della guardia di finanza di Viareggio: "guarda questo numero stai tranquillissimo! ogni due mesi te lo faccio cambiare...". Sono spezzoni di un’imponente mole di conversazioni captate che, unitamente a pedinamenti e monitoraggio sulla spedizione delle merce, hanno permesso di smantellare – secondo gli inquirenti – un’associazione a delinquere del falso che non si era fermata neanche durante il lockdown: 7 arresti, 21 indagati, 5 milioni di euro di beni sequestrati.

Un’inchiesta diretta dai pubblici ministeri Ester Nocera e Leopoldo De Gregorio della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Firenze. Nel corso delle attività, durate oltre un anno e mezzo, sono stati sequestrati complessivamente più di 50mila prodotti falsi, 500 metri quadrati di stoffa delle più note griffe dell’alta moda italiana e internazionale tra cui Gucci, Hermes, Louis Vuitton, Chanel, Prada, Yves Saint Laurent, Givenchy, Dior, Céline, Balenciaga e Ferragamo, oltre a macchinari per la stampa su pelle. Tra gli indagati figurano tre coppie padre-figlio. Come il promotore dell’associazione, originario di Empoli e domiciliato a Monza che, unitamente al padre indagato, aveva i contatti con i fornitori delle materie prime. Per 7 dei 21 indagati, a vario titolo – le posizioni nella vicenda sono diverse – il gip del tribunale di Firenze ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari: Riccardo Bini, Massimiliano Masi, Yao Zhou, Jongheon Kim, Thomas Bambagioni, Carmine Razzano, Luca Benvenuti.