
La crisi brucia sulla pelle: "Il lavoro col contagocce"
Crisi pesante. Carica di incognite. La filiera della pelle arriva alle ferie con il fiato cortissimo. La prossima settimana la Cgil del Cuoio farà il punto. Ma intanto i report dei vari volti del comparto certificano un quadro carico di difficoltà. I bottali non girano perché i vari segmenti faticano sui mercati. Per il settore della pelletteria il 2024 è inizia in salita. Nel primo trimestre calano export (-11,8%) e fatturato (-12), mentre la domanda interna resta piatta. Con questo trend siamo ad oggi nel cuore del rallentamento subito dal lusso. Rallenta il lusso, spiega Assopelletieri, si assottiglia sensibilmente il portafoglio ordini ed è allarme per i livelli di attività (-18,1% la produzione industriale), con nuove tensioni sul fronte occupazionale: le ore di cassa integrazione autorizzate per le aziende della filiera nei primi 4 mesi sono due volte e mezzo le corrispondenti ore del 2023. Tali livelli - inferiori negli ultimi 15 anni solo alle autorizzazioni record del primo quadrimestre del 2020 e del 2021 di piena emergenza pandemica - risultano 4 volte superiori a quelli di gennaio-aprile 2019 pre-Covid (+305,5%) e del +9,5% rispetto a quelli dei primi 4 mesi del 2010, durante la crisi economica mondiale. Altro dato significativo della gravità dell`attuale fase economica che il settore sta attraversando è costituito dal -18,1% (dato Istat) della produzione industriale per la voce "Articoli da viaggio e di pelletteria". L`attività produttiva fortemente ridotta in avvio 2024 ha provocato un balzo nel numero di ore di cassa integrazione guadagni autorizzate dall’Inps per le imprese della filiera pelle.
Non va meglio la scarpa. Nel primo trimestre qui l’ export è risultato in calo del -19,7% in valore. Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da Inps nel primo quadrimestre dell’anno siamo notevolmente sopra la fase pre-emergenziale dello stesso periodo del 2029.
In questo scenario la conceria soffre, sia per la pelle, che per il cuoio. I sindacati avevano già lanciato l’allarme in primavera davanti alla crescita esponenziale della richiesta du ammortizzatori sociali e davanti, in particolare, alla prima raffica di licenziamenti. Al momento non ci sono segnali di inversione di tendenza a breve termine. E questa è la cosa peggiore. Infatti gli analisti – secondo anche le ultime valutazioni – elementi significativi torneranno a muoversi sul mercato nei primi mesi del 2025. C’è ancora troppo tempo, quindi, da attendere: e il tempo che manca può essere pericoloso del distretto.
C.B.