Calzaturiero, un 2023 difficile La scarpa tra corse e nuove frenate "Mercati fermi e false ripartenze"

Luca Sani, presidente del Consorzio Toscana manifatture analizza l’attuale quadro del comparto

Calzaturiero, un 2023 difficile  La scarpa tra corse e nuove frenate  "Mercati fermi e false ripartenze"

Calzaturiero, un 2023 difficile La scarpa tra corse e nuove frenate "Mercati fermi e false ripartenze"

di Carlo Baroni

Dove sta correndo la scarpa? L’export del calzaturiero nel 2022 è salito del 20,4% rispetto al 2021, nonostante il -20,2% della Russia e il -53,6% dell’Ucraina. Il 2023 non è partito male. "Ma il dato positivo del primo trimestre è stato dovuto, per lo più, all’onda lunga dello scorso anno", dice Luca sani, presidente del Consorzio Toscana Manifatture (con sede al Polo Tecnologico Conciario) che riunisce oltre 70 aziende del comparto.

Presidente, qual è l’attuale quadro del settore?

"Viviamo una fase di difficoltà dovuta ad una serie di fattori. Partiamo da una dato di fatto: la conceria è dentro una fase di poco lavoro dalla fine del 2022 e, sappiamo da sempre, che quando non lavorano le concerie anche il calzaturiero non attraversa un momento positivo. Nonostante, ormai, ci siano aziende del settore che vedono il 30-40% della produzione basata su materiali sintetici".

Il nodo è in alcuni mercati strategici?

"A parte il comparto del lusso, la gamma intermedia, chiamiamolo il lusso di fascia B, vive una sensibile riduzione della domanda. Poi c’è la Cina che non è affatto ripartita a pieno regime, e dove la spinta ora – anche a seguito dei prolungati lockdown per la pandemia – è quella del consumo nel loro stesso mercato. Altro aspetto sono Russia e Ucraina che, tuttavia, non sono completamente ferme".

Restando in tema di mercati: gli Stati Uniti?

"Lì la crisi c’è, ben chiara e delineata. La bolla di ripartenza si è sgonfiata parecchio e le ripercussione le avvertiamo, anche nella moda e di conseguenza nel mondo calzaturiero. Le stesse firme vocate spiccatamente al mercato Usa sono in difficoltà. Sono tutti questi i fattori, in buona sintesi, alla base di questo 2023 per ora di incertezze e frenate".

Il mondo asiatico resta fondamentale per la moda e quindi anche per il calzaturiero Made in Italy?

"Assolutamente. C’è la Corea, molto dinamica, con una buona solidità economica, anche se con la moneta un po’ debole, che mantiene la forte rifrattività per la moda. Ma di contro, come dicevo, c’è la Cina che resta la grande incognita. E c’è anche il Giappone che è un mercato maturo per la moda e dove, le nuove tendenze, guardano molto al settore benessere e alla cucina".