Stadio e Uffizi, veleni elettorali. Due ministri contro Nardella

Ieri a Firenze il congresso di Fratelli d’Italia con Sangiuliano. E Salvini visita il Viola Park. Botta e risposta sul caso infinito pensilina Isozaki. E sul Franchi: "Va fatto altrove, non c’è tempo in più"

Firenze, 22 gennaio 2024 – Nel mattino gelido di una Firenze assolata, il nome di Eike Schmidt è rimasto cristallizzato. Più o meno tutti ne parlano, ma nessuno si sbilancia facendo cadere gli indugi. Da una parte c’è chi si è convinto e fortissimamente spera, come il Pd, che il tedesco storico dell’arte appena traslocato a Napoli per dirigere il Museo di Capodimonte, stia prendendo le distanze dalla candidatura per la conquista di Palazzo Vecchio.

Una convinzione basata sul fatto che il momento buono per presentarlo sarebbe stato ieri, quando il suo padrino ministro Sangiuliano ha preso parte al congresso fiorentino di Fratelli d’Italia. In effetti al Teatro del Maggio c’era lo stato maggiore del partito, col ministro, la segretaria politica Arianna Meloni, il vicecapogruppo vicario alla Camera Tommaso Foti, il parlamentare di casa, responsabile organizzativo della segreteria nazionale FdI, Giovanni Donzelli. Sul podio, per i saluti istituzionali era salito anche il sindaco Pd Dario Nardella: per lui ieri è stata una domenica bestiale. Preso a pallini dal centrodestra, ha preferito lasciare la parola ai suoi pretoriani per replicare sullo spinoso tema del restyling dello stadio Franchi.

Mentre sull’ennesima puntata della guerra di Isozaki, celebrata con Gennaro Sangiuliano, all’ombra della pensilina che fu, se l’è cavata da solo in un botta e risposta. "Perché non è stato fatto niente in 23 anni?", è la domanda retorica del ministro. "Ho fatto presente che l’uscita degli Uffizi, che è un biglietto da visita per il mondo intero, non poteva rimanere in quelle condizioni – ha incalzato Nardella – Io al momento ho visto solo uno schizzetto di un giardino di quartiere, inaccettabile".

Chiuso lo sketch non si arrestano le polemiche. Anzi si infiammano con Donzelli che tira fuori una parentopoli col cugino defunto della candidata a sindaco Pd Sara Funaro, alla guida del movimento lotta per la casa quando lei era dall’altra parte della barricata. Tira in ballo anche la sparizione di Kata, la bambina peruviana portata via dall’ex albergo occupato Astor.

Schermaglie e veleni a parte, stavolta il centrodestra ci crede davvero. E il centrosinistra che per ora è frammentato come mai prima di un’elezione in quel di Firenze, sa quanto vale questa partita. Non solo per il futuro della città ma per la tenuta del Pd e della coalizione in vista delle Regionali del ’25. In numeri, perdere Firenze significa consegnare il Granducato.

Perché ieri sarebbe stato il giorno perfetto per Schmidt? Presentandolo a sorpresa non sarebbe stato fatto uno sgarbo agli alleati. Risalendo l’Arno di una decina di chilometri e scavallando sulla riva sinistra, a Bagno a Ripoli, c’era il vicepremier Salvini ospite al Viola Park, il centro sportivo megagalattico della Fiorentina.

Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone con il vicepremier Matteo Salvini (foto Germogli)
Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone con il vicepremier Matteo Salvini (foto Germogli)

Mentre Salvini sparava a zero sulla gestione dell’affaire stadio, dicendo che bisogna trovare un’area su cui fare un impianto di proprietà della Fiorentina, che non ci si può aspettare un rinvio dei tempi ecc., il nome dell’ex direttore degli Uffizi – a valle – non è stato fatto. Anche se nelle segrete stanze si continua a parlare di lui e solo di lui. E non c’è un piano B, come si sono confessati i vertici. E si sarebbe riferito a lui il leader del Carroccio parlando della persona giusta "che unisce il centrodestra e accompagnerà Firenze nella modernità con rispetto della sua tradizione per i prossimi dieci anni".

Un candidato è uscito dal congresso: il consigliere regionale Francesco Torselli correrà alle Europee. Mentre Sangiuliano continua a lavorare per offrire a Schmidt le migliori condizioni e un paracadute nel caso non dovesse riuscire nell’impresa storica.