Governo e trattative, Toscana capitale. A fari spenti per ripartire

Diplomazie e contatti: chi sono i personaggi che mediano lontano da Roma. Ma il Pd più ’oltranzista’ plaude al definitivo strappo con il rottamatore

Il sindaco Nardella, il presidente emiliano Bonaccini, Giani e la segretaria dem Bonafè

Il sindaco Nardella, il presidente emiliano Bonaccini, Giani e la segretaria dem Bonafè

Firenze, 17 gennaio 2021 - Le trattative vere e proprie si fanno lontano dai riflettori e dai luoghi della politica. Al telefonino certo, ma meglio di persona anche con distanziamento. I giorni di festa sono i migliori per fare e disfare, aggiustare, migliorare, limare. Semmai con qualche mezza promessa. Il tempo stringe: il premier Conte ha un uno-due da brividi. Parte alla Camera lunedì e approda al voto decisivo del Senato martedì. Fino alla mattina del 19 ogni possibilità è praticabile. E Riccardo Nencini, autodefinitosi "socialista costruttore" ma "non traditore della casa comune tra Psi e Italia Viva", annuncia che proverà a lavorare per ricucire fino all’ultimo minuto. Lui conosce bene il Pd con cui è stato in coalizione con il simbolo Psi per farsi eleggere a senatore nel collegio aretino e conosce bene Renzi a cui ha aperto le porte del gruppo regalando autonomia a Iv quando ha strappato e dato il ’ciaone’ ai dem. "Meglio una maggioranza sperimentata che si ritrova intorno a un patto per arrivare a fine legislatura; io lavoro per ciò l’ho detto da subito" che "l’incertezza di soluzioni di fortuna".

Il Pd toscano sta alla finestra, si sbottona poco anche perché sa che la crisi dell’esecutivo potrebbe avere ripercussioni sul neonato governo regionale. Solo gli zingarettiani sottolineano: "Quello che Renzi ha messo in piedi è un fatto gravissimo" ribadisce Valerio Fabiani, vicesegretario dem toscano. I contatti delle ultime ore hanno portato all’astensione annunciata di Italia Viva sulla fiducia. E’ un’apertura? Chissà. Oggi alle 17,30 (digerita la partita della Fiorentina a Napoli) riunione on line di Renzi con tutti i parlamentari.

I duri e puri del Pd hanno sempre il dito punto sul rottamatore fiorentino: "Dopo avere rifiutato il tavolo di discussione offerto da Conte e ritirato i ministri, tanta improvvisa ragionevolezza di Italia viva è semplicemente derivata dalla forza dell’unità del Pd e di tutto l’asse Pd, M5stelle e Leu - spiega Enrico Rossi - La scelta è stata di non cedere ai ricatti renziani, di proseguire l’alleanza e rilanciare l’iniziativa del governo". Come? "Il problema non è sommare un gruppo di senatori per allargare la maggioranza, ma di riuscire laddove l’intemperanza renziana ha fallito: costruire una forza di centro, liberale e democratica europeista".