Bivio delle alleanze, Pd allo specchio. Biffoni: "Serve un congresso per discutere"

Anche il primo cittadino di Prato e presidente Anci Toscana chiede un confronto vero sulle prospettive dem. "Ora vinciamo le Regionali e sconfiggiamo Salvini". I sindaci? "Bene che siano al centro del dibattito"

Dario Nardella e Matteo Biffoni (foto Germogli)

Dario Nardella e Matteo Biffoni (foto Germogli)

Prato, 23 agosto 2020 - Matteo Biffoni è il riferimento più giovane del gruppo dei sindaci dentro il Pd, al secondo mandato come primo cittadino di Prato, presidente di Anci Toscana.

Biffoni, Pd sempre agitato...

«Sto seguendo con grande interesse il dibattito sul futuro del Pd, sulle scelte e su quale sia la comunità che intendiamo rappresentare, scaturito dalle ultime vicende politiche e dalle prese di posizione del nostro segretario nazionale e da altri autorevoli dirigenti».

Da più parti si chiede un congresso. Che ne pensa?

"Sono assolutamente convinto che se decideremo di dare una nuova impostazione a quella che, a mio modo di vedere, è l’identità su cui il Partito Democratico è nato, su che tipo di valori rappresenta e quali obiettivi persegue, bisognerà farlo in un congresso vero, fatto di confronto e anche contrapposizione se dovesse servire. Dal vivo, non su web e sui social o solo sui giornali con il più ampio coinvolgimento della nostra gente".

Quando farlo?

"Ci sarà tempo e modo. Adesso vinciamo le elezioni, concentriamoci su questo momento fondamentale per il nostro Paese, lasciamo ai territori decidere quali alleanze costruire, nell’interesse contingente, sulla scorta di quanto accaduto a livello nazionale, senza farci distrarre né utilizzare energie in altro".

E poi?

"Dopo, senza ansie, apriamo il confronto tra di noi sulle scelte fondamentali per il Pd, quindi per il Paese. Credo che sia giunto il tempo per definire cosa vogliamo essere".

Rossi chiede un Pd più di sinistra. È giusto?

"Credo che il punto sia semplice: il Pd, come ogni grande partito, contiene al suo interno diverse sensibilità, ma è basilare l’indiscutibile condivisione di principi, pilastri del nostro modo di portare avanti il Paese. La difesa dei diritti, il sostegno del lavoro e di chi fa impresa, una robusta sanità pubblica, l’investimento su scuola e cultura, la tutela dell’ambiente e l’economia circolare... sono principi che non stanno un po’ più a sinistra o un po’ più al centro, ma stanno nel Pd che voglio io".

Il peso dei sindaci Pd nel dibattito interno? Lei è nella scia di Gori e Nardella?

"Lo dico in maniera la più cinica possibile: credo fortemente che sia cosa astuta che i sindaci stiano al centro del dibattito politico nazionale, anche e soprattutto nel Pd, perché, pur non avendo il “culto” del ruolo del sindaco, è lapalissiano che i sindaci sono la prima linea, sono coloro che con mano toccano i problemi più disparati di territori, cittadini, imprese e che di conseguenza possono dare suggerimenti importanti alla agenda di un partito: chiunque ricopra questo ruolo potrà confermarlo".

Toscana, teme il colpo di reni del centrodestra in questo mese?

"No. La Toscana è ben amministrata e la gente se ne rende conto, secondo me. A Prato abbiamo già visto l’anno scorso lo strenuo impegno del leader della Lega nella città che riteneva più affascinabile dagli slogan leghisti. Ma i cittadini nelle urne hanno scelto la concretezza e la realtà, non le polemiche sterili o lo show inconcludente. Altrettanto credo faranno i toscani, scegliendo chi può garantire il buon governo".

Salvini è di casa in Toscana.

"L’impegno di Salvini in Toscana non è tanto per aiutare la sua candidata, ma perché sa che se perde di nuovo anche qui, si gioca la leadership della Lega mi sa...".