Ceccardi: "La Toscana si merita un’aria nuova. Alternanza vuol dire democrazia"

La candidata del centrodestra: "Dopo 50 anni va abbattuto questo sistema". Insulti al ristorante, salta pranzo con Salvini

Susanna Ceccardi

Susanna Ceccardi

Firenze, 9 settembre 2020 - Contro il "sistema di potere", contro il modello politico "radicato da decenni" che fa "lavorare o avvantaggia gli amici degli amici": il centrodestra si propone alla sfida delle elezioni regionali anche come la coalizione che vuol portare avanti il valore dell’alternanza. Non siamo negli Usa, ma in Toscana dove l’alternanza non c’è mai stata perché il centrosinistra ha sempre avuto il predominio dei voti «grazie al buon governo di cui ci facciamo vanto» rispondono dalla coalizione di Giani. Niente alternanza finché non sono iniziati a cadere i Comuni più grandi, sei in Toscana i capoluoghi governati direttamente o attraverso sindaci civici che si appoggiano al centrodestra.

«Dopo 50 anni il cambiamento in Toscana, l’alternanza, è sintomo di democrazia: bisogna fare entrare aria nuova, bisogna svecchiare le strutture, rinnovare anche i dirigenti che sono a capo di certe strutture». L’ha sottolineato a Barga (Lucca) Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione. E a chi teme che il centrodestra al potere azzeri tutto dice: «Non siamo qui - ha aggiunto - per fare tabula rasa: qualcuno che ha fatto il proprio lavoro coscienziosamente ed è stato bravo avrà la nostra riconferma, ma non sulla base della tessera che ha in tasca, come hanno fatto nella sanità, nella gestione delle partecipate pubbliche. Non l’ho fatto da sindaco, non lo farò da governatore: sarà la rivoluzione del merito, non della tessera che si ha in tasca».

Nei giorni scorsi Fratelli d’Italia con il deputato Giovanni Donzelli aveva sottolineato: «E’ l’ora che la meritocrazia venga premiata, basta che vadano avanti sempre i soliti». Intanto un ristorante di Pontassieve (Firenze) ha spiegato di dover rinunciare a ospitare un pranzo elettorale fissato per oggi con Matteo Salvini e 40 persone, per minacce e insulti per telefono e via web. La rinuncia segue a distanza di pochi giorni quella di un altro ristorante della provincia di Firenze.