C’è vita al Centro con respiro cattolico

I temi caldi lontani dal nuovo Pd

Mara Carfagna, ex Forza Italia, potrebbe essere la guida del nuovo partito lib-dem nato da Azione e Italia Viva e altre formazioni

Mara Carfagna, ex Forza Italia, potrebbe essere la guida del nuovo partito lib-dem nato da Azione e Italia Viva e altre formazioni

Firenze, 30 aprile 2023 – Per la gioia, forse, di Mattia Santori, che esultò dopo l’addio istantaneo di Beppe Fioroni, negli ultimi giorni il Pd ha registrato altre partenze fra cattolici e riformisti.

Se n’è andato l’ex capogruppo al Senato Andrea Marcucci e se n’è andato – così, "de botto", ma non forse senza senso - il senatore Enrico Borghi, membro del Copasir, un tempo vicinissimo a Enrico Letta. Direzione di marcia: Italia Viva.

In questi giorni c’è movimento nell’area centrista dopo i sontuosi scazzi fra Matteo Renzi e Carlo Calenda, ancorché in fase di aggiustamento, visto che il leader di Azione si è scusato con il capo di Italia Viva per i toni delle settimane scorse. Il nuovo arrivato dà la possibilità al partito di Renzi di costituire un gruppo autonomo al Senato, essendo Borghi il sesto di cui i renziani avevano bisogno. Si può fare, tecnicamente; poi però c’è la politica. Tradotto: in Azione, in Italia Viva (e forse anche in +Europa) stanno cercando di capire se è ancora possibile costruire qualcosa che assomigli a un partito lib-dem, magari con Mara Carfagna alla guida.

La domanda è con quale credibilità, dopo le cenciate che sono volate negli ultimi giorni, ma questo è un altro problema. Non è che alla fine ne farà le spese proprio Calenda, considerato politicamente troppo emotivo, la cui linea solipsista potrebbe essere messa in discussione soprattutto all’interno di Azione? Gli addii al Pd segnalano un problema per la neo-segretaria Elly Schlein.

La difficoltà a tenere insieme mondi che finora hanno coabitato – l’amalgama mal riuscito, eccetera, eccetera – potrebbe aumentare, visto che l’insofferenza fra cattolici, riformisti e libdem nel Pd è crescente. Renzi lo sa bene, come testimonia la sortita dell’altro giorno dopo l’intervista di Schlein a Vogue tra confessioni personali e considerazioni politiche, che ha suscitato le ironie dei suoi compagni di partito (soprattutto per quel passaggio sull’"armocromista" che le dà consigli sull’abbinamento dei colori dei vestiti). Non del tutto sorprendentemente, Renzi si è precipitato a difenderla: "Le differenze con la Schlein non sono sul trench ma sull’utero in affitto, sul termovalorizzatore e sul nucleare, sul concetto di lavoro e sulle tasse, sui sussidi, sul merito nella scuola, sull’Ucraina e sull’esercito europeo, sulla giustizia e sul garantismo. Su questi temi non c’è nessun consulente di immagine che possa aiutarti: contano le idee".

Non è un caso che Renzi citi, come primo punto, l’utero in affitto. Il leader di Italia viva, che sta cercando di strappare consensi al Pd soprattutto tra i cattolici o riformisti o libdem, sa che può essere attrattivo su questi temi. Ne sa qualcosa il sindaco Dario Nardella, che ha perso la capogruppo della sua lista civica Mimma Dardano (fonti delle Pecore Elettriche dicono che a Firenze potrebbero esserci altri addii) e che si ritrova tra gli spaesati del Pd. Ha perso il congresso, Renzi lo incalza sullo stadio, è al secondo mandato e deve capire che cosa fare nel 2024, quando ci saranno le elezioni comunali ed europee; non può avere il Pd contro, ma anche per Nardella questo Pd forse è diverso da come se lo immaginava lui. Sicché rimane intatta la domanda di Lenin: che fare?