
Gara-1 (19) per Herons e Crifo Wines di nuovo di fronte a un anno di distanza. Barsotti: "Tutto è cambiato, affrontiamo la migliore squadra della categoria". Rajola: "Vogliamo sfruttare le nostre rotazioni ampie e il fattore stanchezza".
Più che ad una serie di partite di pallacanestro, l’ultimo atto della postseason nobile contro Ruvo di Puglia per la Fabo assomiglia più ad una scalata all’Everest senza equipaggiamento. Raramente si era visto un pronostico così sbilanciato in una finale playoff, non tanto per la differenza di valori in campo (che c’è, ma non è così ampia), quanto per la situazione contingente delle due formazioni: gli Herons ci arrivano con l’entusiasmo alle stelle, ma con rotazioni ridotte all’osso da infortuni recenti e di lunga data e da un cammino nei playoff sfiancante, fatto di dieci partite e due confronti con Omegna e Treviglio che si sono protratti entrambi fino a gara-5; Ruvo di partite ne ha giocate ben tre in meno, è a riposo da otto giorni dopo lo "sweep" inflitto alla Pielle Livorno, recupera Borra (squalificato in gara-3 della serie coi labronici) e può contare su undici giocatori undici, tutti di grande livello. Tutti elementi che fanno prevedere una sfida nettamente indirizzata a favore degli uomini di coach Rajola, che come se non bastasse avranno anche il vantaggio del campo. Dalle 19 di oggi, orario della palla a due di gara-1 al PalaColombo di Ruvo, si capirà meglio se gli Herons potranno realmente metterci le mani in questa serie: le premesse suggeriscono che per spuntarla stavolta ai termali servirà più di un miracolo ma questa Fabo dal cuore grande ormai ha imparato a stupire e non vuole fermarsi ora.
La storia degli Herons in questi playoff e più in generale in questa strana annata assomiglia un po’ al famoso paradosso del calabrone, che a causa della sua forma e dimensioni non dovrebbe essere in grado di volare con le sue ali, ma lo fa comunque: allo stesso modo a rigor di logica Natali e soci sarebbero dovuti crollare innumerevoli volte in questa stagione, a partire proprio dalla disfatta casalinga nell’ultimo precedente contro i ruvesi (forse il punto più basso del campionato rossoblù), stravinto 63-84 da Jackson e compagnia, fino ad arrivare a gara-3 di semifinale contro Treviglio. E invece sono ancora lì, a giocarsi di nuovo l’A2 a dodici mesi di distanza dall’ultima volta, quando gli Herons rimontarono sotto 2-0. "Non è possibile paragonare il percorso fatto quest’anno con quello dell’anno scorso, come non è possibile paragonare la Ruvo che battemmo in semifinale nel 2024 con quella che affronteremo a partire da domani, per me quanto a talento individuale la miglior squadra della categoria – ha esordito il tecnico montecatinese alla vigilia di gara-1 –. È una formazione che come profondità e capacità di ruotare uomini e soluzioni non ha eguali in B Nazionale, non perde in casa da gennaio e nel girone di ritorno ha trovato una continuità di risultati pazzesca. Complimenti a loro e al loro allenatore che ha saputo trovare una quadra ed è stato in grado di tenere sempre vivi undici giocatori di quel calibro".
Dopo gli inevitabili elogi agli avversari, ecco Barsotti lanciare il suo guanto di sfida: "È chiaro che se siamo arrivati fin qui abbiamo qualcosa che gli altri non hanno, daremo battaglia: il nostro spirito e la nostra forza mentale sono le nostre armi migliori e saranno gli aspetti dai quali ripartire". Basteranno?
Di sicuro non basterà fermare il solo Jackson, uomo da 18 punti abbondanti di media, perché Ruvo da tante armi disposizione in una rotazione a undici uomini. "Un’arma che vogliamo sfruttare – sottolinea Stefano Rajola, coach dei ruvesi –. Sappiamo il valore e la forza degli Herons. Rispetto allo scorso anno siamo cambiati. Vogliamo imporre il nostro ritmo e giocare il più possibile in velocità, perché alla lunga la loro stanchezze e le rotazioni più corte potrebbero essere due fattori a nostro vantaggio".
Filippo Palazzoni
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