REDAZIONE PISTOIA

Pennacchi in azzurro

Luciana in Nazionale dopo la paura "Ho rischiato davvero di morire"

Come tanti altri arcieri della zona, anche Luciana Pennacchi ha iniziato a tirare a causa del Palio cittadino. Specialista dell’arco Nudo, con i suoi 55 anni è una delle veterane della squadra azzurra che, dal 4 al 10 settembre, si cimenterà a Carsulae, nel ternano, ai Campionati Mondiali 3D. Già campionessa mondiale nel tiro di campagna, titolo vinto a Goteborg nel 2006, tante medaglie sia continentali che iridate, decine di campionati italiani sia individuali che a squadre, torna a indossare la maglia della Nazionale, un azzurro che difende, ormai, da quasi vent’anni: la prima convocazione è arrivata nel 2003. Come funzionavano le gare di qualifica?

"Erano tre, due a Cerreto Laghi, sulle piste da sci, dove ho fatto delle belle prove, sfiorando i 400 punti. La terza a Città della Pieve, dove sono maestri a disegnare percorsi. Questo era bello, tecnico, da studiare. E io non l’ho fatto come avrei voluto. Mi sono concentrata sul battere una persona, meno sul mio tiro. Non ho fatto una pessima gara, ero nelle quattro, però non come avrei voluto. Mi hanno chiamato lo stesso, sono entrata di diritto".

Con che aspettative vai a Terni?

"Potrei dire di fare come nel 2015, quando conquistai il bronzo. Ma no. L’idea è quella di confrontarmi ancora una volta, dopo tutto quello che ho avuto, con rivali più giovani e più preparate di me, fisicamente. Io ce la metto tutta. Non si sa mai, anche l’esperienza conta. Mi preparerò bene. La voglia, la fame di medaglia c’è. So che è difficile. Ma voglio dimostrare che la Luciana c’è sempre".

A livello nazionale, quanti titoli hai vinto?

"Non lo so neanche io, ho perso il conto. Ho vinto un Italiano anche quest’anno, a squadre con Cristina Bacin e Corinna Lascut, cui voglio un bene dell’anima. Agli Assoluti abbiamo preso l’argento, abbiamo perso solo lo scontro finale".

Hai accennato a quello che hai avuto. Cosa è?

"Una brutta operazione, una dissecazione aortica: mi si stava aprendo l’aorta. Tutti mi davano per morta, anche i dottori stessi. Chi mi ha operato mi ha spiegato che fin quando non ha avuto l’aorta in mano non sapeva se mi avrebbe salvato. Il 2017 è stato un anno strano, brutto da una parte, ma bello. Mi hanno salvato. Io ci ho messo del mio per riprendermi velocemente, e nel 2018 ero già tornata in gara. L’arco mi ha aiutato nella vita. Mi ha aiutato a sopportare una separazione, a superare questa cosa. Per me l’arco è tanto".

Ricordo che il problema esplose sul campo di tiro.

"Sì. In allenamento per un campionato regionale. Meno male ero lì. C’erano Centini, Arbanti, Bacin. Hanno chiamato i soccorsi, Centini sapeva cosa fare, è il suo mestiere. Da lì ho tratto tante cose. L’arco è bellissimo, mi ha salvato, mi ha tirato su il morale, mi ha aiutato. Ma non è la vita. È uno sport. Non c’è più competizione con una persona sola, ma con Luciana. Che deve superare la gara, dimostrare che lo sa fare. il problema c’è, e rimane. Ciò che ho passato mi fa vedere le cose in maniera diversa. A Terni cercherò di fare del mio meglio, se arriverà una medaglia sarò una persona felice. Ma è un momento. Una parte bella della mia vita. Voglio ringraziare i miei figli, la mia mamma, e chi mi aiuta, l’allenatore Daniele Bellotti ed Estera Giannini, che più che una compagna di squadra e un’amica è la mia mental coach".

Emanuele Cutsodontis