GABRIELE TERRERI
Sport

"Atleta dell'anno": i consigli di Massimiliano Irrati, arbitro di serie A

Le sue parole: "Giocatori o arbitri cambia poco: i 18 anni sono un'età cruciale per la carriera futura"

Massimiliano Irrati in Juventus-Atalanta

Pistoia, 24 febbraio 2015 - Massimiliano Irrati è uno di quelli che ce l'ha fatta. Avvocato, classe 1979, ha cominciato a fare l'arbitro a 16 anni e adesso fischia costantemente in serie A: venerdì era allo Juventus Stadium per l'incontro tra i bianconeri e l'Atalanta. "Arrivare fino a questi livelli è molto difficile e lo è ancor di più restarci", ha ammesso con grande onestà. Abbiamo deciso di parlare con lui proprio perché è approdato al massimo campionato nazionale, quello a cui aspirano giocatori (ma anche arbitri) di qualunque disciplina sportiva. La svolta avviene da adolescenti, quella "categoria" a cui è indirizzata l'iniziativa "L'atleta dell'anno", promossa da La Nazione di Pistoia e riservata agli sportivi che ancora non hanno compiuto 19 anni (i tagliandi per votare si trovano sul quotidiano nei primi giorni di ogni settimana e vanno portati di persona alle redazioni di Pistoia e Montecatini o spediti per posta). Il discorso relativo agli arbitri può sembrare diverso ma in fondo non lo è: perché sia da giocatori che da direttori di gara ci vogliono abnegazione, impegno e bravura per sfondare. "Ho cominciato a 16 anni per divertimento un po' come avviene con chi si avvicina a un qualsiasi sport - ha detto Irrati -. Sogni la serie A, certo, ma lì per lì non ci pensi. Quando arrivano i primi complimenti e le prime promozioni allora cominci a capire che la faccenda diventa seria, proprio come per un calciatore. Diventa un'attività in cui riesci bene ma che si limita a essere una passione". L'arbitro, però, è da solo: non ha in campo compagni di squadra che lo aiutano o lo supportano, anzi spesso ha tutti contro. "E' come uno sport individuale tipo il tennis - continua - nel quale vai al campo da solo, fai il riscaldamento da solo. Sono più alte le possibilità di smettere perché magari nessuno ti fa forza in certi momenti però parlare di sacrifici mi sembra eccessivo. Quando non ti inizia più a piacere diventa un sacrificio ma prima uno lo vive come un divertimento, una passione". Massimiliano Irrati è da tre anni una presenza fissa nell'organico arbitrale della serie A: cosa si sente di dire ai giovani sportivi di oggi? "Quando uno decide di prendere una strada nello sport deve dare sempre il massimo - conclude l'avvocato, primo pistoiese ad arrivare in serie A come arbitro -. Ci vuole rispetto per chi ti sta intorno, che sia un dirigente o un parente che ti porta al campo, ma in primis per se stessi. Non tuti arrivano al top, ovviamente, ma le soddisfazioni possono arrivare lo stesso. Quello della maggiore età è il periodo più delicato: è quello in cui si comincia a diventare grandi e in cui arrivano le prime distrazioni. Il mio consiglio è tenere duro e seguire la strada intrapresa, cosa che non porta necessariamente a rinunciare a tutto il resto".