A Pistoia e Pescia torna la rassegna ‘Teatri di Confine’ dedicata alla scena contemporanea

Dal 30 maggio al 17 giugno un ricco cartellone tra danza, circo contemporaneo, prosa e musica

A Pistoia e Pescia torna la rassegna ‘Teatri di Confine’

A Pistoia e Pescia torna la rassegna ‘Teatri di Confine’

Pistoia, 9 maggio 2024 – Danza, circo contemporaneo, prosa e musica nei luoghi d’arte di Pistoia e Pescia. È l’edizione 2024 di Teatri di Confine, la rassegna dedicata alla scena contemporanea, in programma dal 30 maggio al 17 giugno, realizzata da Teatri di Pistoia e dalla Fondazione Toscana Spettacolo onlus, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Toscana, in collaborazione con il Comune di Pistoia e il Comune di Pescia. Un cartellone di appuntamenti ospitati a Pistoia, negli spazi del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni e di Villa Stonorov-Fondazione Vivarelli, e a Pescia, alla Gipsoteca Libero Andreotti e al Museo della Carta. Luoghi d’arte che sono stati messi a disposizione condividendo la prospettiva culturale del progetto. “La rassegna Teatri di Confine, dedicata alla scena contemporanea, quest’anno viene ospitata in alcuni dei musei e dei luoghi d’arte più significativi di Pistoia e di Pescia. Siamo orgogliosi di proporre un cartellone multidisciplinare vario per temi e registri, diffuso sul territorio, che regalerà agli spettatori preziose occasioni di scoperta e approfondimento”, dichiara Cristina Scaletti, presidente della Fondazione Toscana Spettacolo. Gianfranco Gagliardi, direttore generale della Fondazione Teatri di Pistoia commenta così: “Siamo felici di annunciare, dopo un anno di pausa, la ripartenza di Teatri di Confine, una rassegna che mira ad esplorare contenuti, luoghi, rotte inconsueti, nuovi o da nuove prospettive, mettendo in dialogo elementi magari normalmente distanti. Nel 2024 i Musei di Pistoia e Pescia saranno il palcoscenico di questo viaggio nel contemporaneo tra danza, performance e arti visive, un viaggio curioso che potrà appassionare tanti tipi di fruitori, anche chi a teatro normalmente non va”. Giovedì 30 maggio (ore 21.15) alla Gipsoteca Libero Andreotti di Pescia, Davide Valrosso presenta Symposium, una performance che nasce dall’incontro di Davide Valrosso con un musicista che cambia in ogni luogo di rappresentazione dell’azione di danza. In questa occasione Valrosso viene accompagnato dalla musica dal vivo del chitarrista Meme Lucarelli. Un nuovo modo di intendere l’improvvisazione attraverso un unico elemento: una cesta piena di pensieri, in cui ogni persona è chiamata ad aggiungerne uno proprio e prenderne uno altrui.l A seguire Simbiosi, con Laila Lovino e Melissa Bortolotti, per la coreografia di Roberto Tedesco. Le relazioni simbiotiche sono considerate forme inibitrici dello sviluppo o addirittura dannose, in cui l’acquisizione dell’indipendenza e della maturità per la vita adulta è compromessa. È su questa traccia che prende forma la coreografia concepita da Roberto Tedesco per due danzatrici. La caratteristica principale di una coppia di simbiotici è la reciproca dipendenza tra i partner e la scarsa definizione dei confini interpersonali, al punto che più che un incontro tra due individui si realizza la costruzione di un unico corpo psichico. Lo spettacolo è stato selezionato per la vetrina della giovane danza d’autore Extra 2023 - Network Anticorpi XL. Martedì 4 giugno (dalle ore 18.30), al Museo della Carta di Pescia, è il momento di William Shakespeare’s Half Time Job Lettura performativa dei tarocchi ispirata all’immaginario di Shakespeare, di e con Marco Di Costanzo. William Shakespeare’s half time job, prodotto da Teatro dell’Elce con Fondazione Armunia Teatro Pasquini, è un’immersione nell’opera dell’autore inglese attraverso una forma scenica fedele ai testi e allo stesso tempo irriconoscibile, contemporanea. Lo sguardo dell’autore è impiegato in una lettura dei tarocchi per un singolo spettatore, veicolata con un linguaggio apparentemente “spontaneo”, estemporaneo, ma in realtà nutrito di frasi, immagini e aneddoti tratti dai suoi testi. Per assistere alla performance, per massimo 20 spettatori, è obbligatoria la prenotazione (una persona ogni 15 minuti, per le prenotazioni: 0573 991609 – 27112) Contemporaneamente, per la coreografia di Patrizia de Bari, in scena Bianchisentieri. La performance incalza, con suggestioni visive e sonore, i temi della conservazione e della trasmissione della conoscenza, attraverso la memoria. Bianchi come i fogli e Sentieri come i solchi della scrittura, fonte primaria della trasmissione e del sapere. La trasposizione in un’immagine surreale darà vita ad un “animale” raro, forse già scomparso, che trascina un abito costruito con pagine di libri oramai dismessi, pronti per il macero, come simbolo della memoria del passato e depositari del sapere. Le tracce lasciate dal suo passaggio prenderanno forma, come nei sogni, assumendo una fisionomia concreta; rinasceranno desideri, curiosità e voglia di conoscenza. Lo spettacolo, prodotto da Giardino Chiuso, è a ingresso libero (fino ad esaurimento posti). Martedì 11 giugno (ore 19), nel ‘giardino d’autore’ del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, a Pistoia, arriva Abbatoir Blues, di e con Luigi Ciotta, ultimo titolo della Trilogia dell’Abbondanza, dopo Funky Pudding (2009, sul tema degli sprechi alimentari) e Sweet Dreams (2014, sull’abuso di zuccheri). Uno spettacolo onirico, surreale, comico, crudele ed emozionante, che tramite il clown e il circo affronta in maniera dissacrante e non moralistica le condizioni di vita umane e animali all’interno dei macelli. La giornata tipo di un lavoratore di un macello che subirà profondi cambiamenti nel corso dello spettacolo. Una persona sola, dai tratti borderline, che trascorre la vita in mezzo a animali, vivi e morti. Un lavoro alienante e ripetitivo, che si presta alla coreografia del movimento e al circo per esprimere la sua tensione relazionale con la vita, sospesa tra la gravità e la morte. Lo spettacolo unisce teatro di figura, circo, teatro fisico, magia e comicità in una dimensione in cui le parole cedono il passo a suoni, versi e rumori, sia registrati che dal vivo. Lo spettacolo ha vinto, nel 2019, il Premio “Emilio Vassalli” – Festival Circonferenze. Venerdì 14 giugno (ore 19.00), nel ‘giardino d’autore’ del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, a Pistoia, va in scena Wood, con Maria Anzivino, per la coreografia di Marianna Moccia e Sara Lupoli. Il viaggio della performance è una metafora della crescita dell’uomo e del suo rapporto con la natura. Natura di cui fa parte, ecosistema che prova a decifrare, da cui scappa, con cui dialoga, che prova a dominare e a cui soccombe per rinascere nel fluire armonioso del suo tempo. Wood prende per mano lo spettatore e lo accompagna in un viaggio visuale e sonoro dove le scene dondolano sul sottile filo dell’immaginazione e della compartecipazione, evocando suggestioni legate alla complessità dell’essere umano e all’ostinata ricerca dell’equilibrio. A seguire There is a Planet di Michele Scappa, con il performer Emanuel Santos. There is a Planet è una ricerca finalizzata a distanziarsi dall’ambiente teatrale, attraverso un’indagine del corpo negli spazi, un corpo che si abbandona, che osserva, che include e che comunica. L’indagine prende ispirazione dalla mostra fotografica di Ettore Sottsass alla Triennale Milano (2017-18), da cui deriva l’omonimo titolo. Sono fotografie, scattate in quarant’anni di viaggi intorno al mondo, che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta: tra le pagine scorrono gli scenari incontaminati della natura (panorami di fiumi, foreste, distese marine, rocce) e immagini di architetture, case, persone, situazioni particolari, profondamente umane. Lo spettacolo è stato selezionato per la vetrina della giovane danza d’autore Extra 2023 - Network Anticorpi XL. La rassegna si conclude lunedì 17 giugno (ore 21.15) a Villa Stonorov – Fondazione Vivarelli di Pistoia con Vorrei una voce , di e con Tindaro Granata, coprodotto da LAC Lugano Arte e Cultura in collaborazione con Proxima Res. Vorrei una voce è un monologo costruito con le canzoni di Mina cantate in playback, fortemente ispirato dal lungo percorso teatrale che Tindaro Granata ha realizzato al teatro Piccolo Shakespeare, all’interno della Casa Circondariale di Messina, con le detenute di alta sicurezza. Il fulcro della drammaturgia è il sogno: perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé Maurizio Costanzo