
Un’ipotesi a caldo? Che quel crollo sia stato causato dalla pressione esercitata da una pianta che avrebbe continuato a crescere nella distanza tra un muro e l’altro. Insomma, che il ‘colpevole’ di via Pacinotti sia riconducibile alla vegetazione infestante, elemento tutt’altro che estraneo alla cinta pistoiese. Con il rischio che adesso questa porzione di mura rimasta ‘scoperchiata’ possa continuare a degradarsi ulteriormente, così com’è adesso esposta agli agenti atmosferici. Nient’altro che ipotesi, sì, ma rafforzate dalle competenze dell’architetto Nicola Bottari, che a quest’opera murata ha dedicato anni di studio confluiti infine nel volume "Le mura trecentesche di Pistoia" edito dalla Società Pistoiese di Storia Patria nel 2020.
"Gli eventi di oggi non sono imprevedibili – commenta -, in una situazione generale che è non diciamo critica ma comunque esposta a crolli frequenti. Il caso di via Pacinotti non assomiglia ad altri episodi recenti. Quel muro è fatto a sacco, ovvero si costituisce di due pareti distanziate. Tra le due pareti viene versata una malta. Stavolta è crollata la parte esterna del muro a sacco, scoprendo quindi l’interno fatto di malta sciolta. Ne consegue che oggi esposta a pioggia e vento è proprio questa parte qui, ancor più fragile del muro stesso. Serve riproteggere questa parte con una nuova parete. Nella parte sinistra ho visto una radice piuttosto grossa, è possibile che a causare il crollo sia stata una pianta cresciuta tra una parete e l’altra". L’episodio di via Pacinotti si inserisce in un quadro già fragile, ma esiste un tempo limite entro il quale intervenire? "Dare una tempistica è complesso – prosegue l’architetto -. In primis perché i fenomeni che causano il degrado non sono misurabili. E poi perché le nostre mura, pur restando uguale la tecnica di costruzione, sono strutture molto diverse, realizzate con materiali disomogenei".
"Un primo passo sarebbe rendere sistematica la manutenzione ordinaria per eliminare la vegetazione infestante, compierla ogni tre o quattro anni. Ne è un esempio quanto fatto per la prima volta dopo anni nel 2021. I sistemi possono essere molteplici e ve ne sono anche di sostenibili, come quelli che utilizzano il vapore a caldo anziché il diserbo. A Pistoia abbiamo tanti vivaisti e tante competenze, non sarebbe sbagliato pensare a un coinvolgimento in questo senso. Ovviamente ogni ragionamento non può prescindere da una considerazione: quel dato bene, le mura, è riconosciuto come importante per la società? Il primo passo per garantirsi un’attenzione da parte del pubblico è riconoscerlo come un simbolo. Fino a che sarà considerato nient’altro che un muro, difficilmente ci sarà chi vorrà investire in un recupero".
linda meoni