Troppi tumori nel paese, "bisogna continuare a indagare sui sarcomi"

La voce di Legambiente: "Una cosa così non può passare sotto silenzio. E se ci sarà un processo, noi saremo parte civile"

Antonio Sessa, a capo di Legambiente

Antonio Sessa, a capo di Legambiente

Casalguidi (Pistoia), 29 novembre 2020 - La causa dell’inquinamento della falda acquifera a Ponte Stella è stata trovata, dieci anni di sversamento di solvente (cloruro di vinile, trielina), dal 1974 al 1984, da un’azienda metalmeccanica dismessa. Non c’è, secondo le autorità sanitarie, una relazione con l’insorgenza di otto casi di un tumore raro, il sarcoma. Ma Casalguidi e Cantagrillo invocano comunque la verità su quei tumori e l’individuazione di chi dovrà pagare i danni subiti dai cittadini. Due le voci: quella di Legambiente e quella del Comitato per la salute pubblica.

"Abbiamo appreso – ci ha spiegato ieri l’avvocato Tamara Corazza Shirley, legale del Circolo di Pistoia di Legambiente – che la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’esposto che era stato presentato da Arpat nel 2014 e dove era stato inserito anche il nostro esposto, contro ignoti, che riguardava l’inquinamento dei pozzi e dove si chiedeva che venissero accertate le responsabilità. Lo abbiamo presentato nell’ottobre del 2019 e ha dato origine anche a un altro fascicolo ancora in indagine. Dopo aver appreso l’esito definitivo delle analisi (venerdì) , Legambiente ha chiesto subito ad Arpat l’accesso agli atti. Attendiamo le risposte, anche per avere documenti con cui integrare il nostro esposto".

«Se ci sarà un processo – fa sapere il presidente Antonio Sessa – Legambiente si costituirà parte civile. Ma bisogna continuare a indagare, si deve risalire alle cause di questi tumori rari. Una cosa così non può passare sotto silenzio". Ed è questo che chiede anche il Comitato per la salute pubblica di Casalguidi e Cantagrillo che "plaude alla notizia che si è individuato il responsabile dell’inquinamento da cloruro di vinile della falda acquifera a Cantagrillo-Ponte Stella. Era la condizione per vedere l’inizio della bonifica, ma soprattutto sappiamo chi dovbrà pagare e quindi – si legge nella nota – il Comune è assolto da questo oneroso e impossibile impegno.

«Il silenzio di questi tanti anni – sottolinea il Comitato – apposto da istituzioni che sono adibite alla salvaguardia della salute pubblica, ha sottoposto i residenti, e non solo, a un grave pericolo sanitario così come ha rappresentato grave danno all’ambiente. Oggi – conclude – chiediamo che il Comune si attivi e obblighi la Usl ad aprire un’ anagrafe dei tumori per la zona coinvolta. Anagrafe che ci porti indietro nel tempo di alcuni decenni almeno. Oggi chiediamo che si ripeta l’analisi epidemiologica sui sarcomi prendendo in seria analisi il decennale inquinamento da Cvm della falda acquifera".

l.a.