
Lorenzo Galligani, capogruppo FdI in consiglio comunale (foto archivio Castellani)
Pistoia, 18 maggio 2020 - Una pioggia di richieste di dimissioni e la richiesta trasversale di una posizione netta del sindaco Alessandro Tomasi sulle parole usate dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Lorenzo Galligani, in merito alla vicenda del rapimento di Silvia Romano. Un post pubblicato e poi rimosso nel suo profilo Facebook in cui l’esponente politico ha espresso il desiderio di vedere rapitori e loro familiari uccisi dai servizi segreti. Dal Pd nazionale a quello locale, dall’Anpi al Movimento 5 Stelle è unanime la richiesta che il consigliere faccia un passo indietro dal ruolo politico che ricopre. C’è chi minaccia persino di rivolgersi al prefetto.
"Riteniamo che, dopo la larghissima indignazione arrivata da tutta la città e anche ben oltre, il sindaco non possa tirarsi indietro da posizioni chiare – scrive in una nota il Pd locale –. Pistoia merita di sapere, una volta per tutte, quale sia il vero volto della maggioranza che lo governa. Riteniamo necessario che il consigliere si dimetta e che il sindaco cominci, almeno dopo tre anni, a svolgere un ruolo chiaro". «Se non si arriverà alle dimissioni, ma verranno accettate delle scuse tardive e farlocche, il cerchio si chiuderà – tuona il Movimento 5 Stelle di Pistoia –. Tutti allineati a quel pensiero. Per convinzione o per vigliacca convenienza politica, poco cambia. Il fatto è che si ammette e si tollera una cosa del genere. Nel momento in cui si assume una carica pubblica, qualsiasi essa sia, di deve avere un atteggiamento consono al ruolo". Intanto è stata persino lanciata una petizione su change.org proprio per chiedere le dimissioni di Galligani. A promuoverla il partito democratico di Pistoia, l’Unione comunale Pd Pistoia, la Conferenza delle donne democratiche di Pistoia e i Giovani democratici di Pistoia. "Sono state usate espressioni atroci che raccontano il sogno di uno Stato italiano che si macchia di torture e uccisioni barbare, indegne per un qualsiasi Stato di diritto – scrivono – nei confronti non solo di sequestratori e terroristi ma anche dei loro familiari ’fino al sesto grado’, evidentemente colpevoli del loro patrimonio genetico, ricordando nemmeno tanto vagamente ben altri tipi di persecuzioni. Il peso di queste parole è come quello di un macigno, perché espresse non solo da un adulto della nostra comunità, e questo basterebbe, ma da un membro del consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia, principale partito di maggioranza che esprime il sindaco".
«Nello scritto del giovane consigliere abbiamo riconosciuto e rivissuto con raccapriccio la medesima ideologia e lo stesso stato d’animo che nel lontano 1937 portarono al brutale massacro di Addis Abeba e a quello di Debre Libanos – scrive Aldo Bartoli, presidente dell’Anpi di Pistoia –. Per questo invitiamo il sindaco di Pistoia a richiamare formalmente il consigliere a comportamenti consoni alla carica che ricopre e al rispetto della legge Mancino che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali". In serata il capogruppo di Fratelli d’Italia ha fatto ammenda. "Nel mio post – scrive – ho usato toni e linguaggio eccessivi ed eccessivamente provocatori e di questo mi scuso. Proprio per questa ragione, dopo averlo pubblicato d’impeto, appena pochi minuti dopo ho deciso di rimuoverlo. Mi sono reso conto da solo che quell’asprezza, quelle parole, avrebbero potuto urtare la sensibilità delle persone, e non erano consone al ruolo di rappresentanza politica e istituzionale che rivesto. Tengo anche a sottolineare che il mio unico intento, con quel post, era quello di tracciare una linea netta tra tutti noi e i terroristi, tra noi e i rapitori di Silvia Romano. Per un attimo, pensando proprio a questo rapimento, alla privazione della libertà di questa ragazza, ho dimenticato le regole, anche di misura, che devono guidare ogni comunicazione, soprattutto quella di chi è chiamato a ricoprire responsabilità pubbliche". © RIPRODUZIONE RISERVATA