MICHELA MONTI
Cronaca

Senza assegno di accompagnamento: "Lesa la dignità di una donna malata"

Malata oncologica e con l’Alzheimer, a 66 anni non si è vista confermare l’aiuto dopo il controllo. L’ira della sorella: "Come è possibile cambiare valutazione in un anno? Ci siamo affidati a un avvocato".

Malata oncologica e con l’Alzheimer, a 66 anni non si è vista confermare l’aiuto dopo il controllo. L’ira della sorella: "Come è possibile cambiare valutazione in un anno? Ci siamo affidati a un avvocato".

Malata oncologica e con l’Alzheimer, a 66 anni non si è vista confermare l’aiuto dopo il controllo. L’ira della sorella: "Come è possibile cambiare valutazione in un anno? Ci siamo affidati a un avvocato".

Una vicenda che ha dell’incredibile sta scuotendo la tranquillità di una famiglia, ma soprattutto la dignità di una donna malata. È la denuncia amara di una sorella, indignata dopo la decisione dell’Inps di revocare l’assegno di accompagnamento alla sorella, malata oncologica e affetta da Alzheimer. Una decisione che, secondo la famiglia, oltre a essere ingiusta, appare disumana.

La donna, pistoiese, 66 anni da compiere a novembre, vive sola e da anni combatte contro un tumore multiplo. A questa condizione già drammatica si è aggiunta la diagnosi di Alzheimer, con un peggioramento progressivo della sua autonomia. Nonostante ciò, una recente visita di revisione dell’Inps ha concluso che la paziente può essere ricollocata al lavoro. Una valutazione che contrasta con quanto indicato dalla documentazione medica. Secondo la sorella, la valutazione si è basata su un’impressione superficiale, senza tener conto della reale condizione cognitiva.

"Durante la visita, mia sorella rispondeva alle domande della dottoressa con apparente lucidità – racconta –ma è chiaro che non si rende conto della sua reale situazione. È proprio questo il punto: l’Alzheimer le impedisce di essere consapevole dei suoi limiti, e chi l’ha valutata avrebbe dovuto capirlo".

A rendere il caso ancora più sconcertante è un altro fatto: la dottoressa che ha stabilito ora la revoca dell’accompagnamento è la stessa che, a luglio dello scorso anno, aveva riconosciuto il diritto a riceverlo, sulla base delle stesse patologie. "Com’è possibile che in meno di un anno, con un evidente peggioramento clinico, la stessa persona cambi completamente valutazione? È assurdo e inaccettabile. È una vergogna", continua, visibilmente scossa.

L’assegno di accompagnamento, per chi non può più svolgere autonomamente le attività quotidiane, è un sostegno vitale. Senza quel contributo, la donna rischia di non poter più contare sull’aiuto domiciliare, sull’acquisto di farmaci essenziali o su un’assistenza continuativa.

"Ci sentiamo abbandonati dallo Stato – aggiunge la sorella – Abbiamo presentato tutta la documentazione necessaria: cartelle cliniche, referti oncologici, diagnosi neurologiche. Ma non è bastato. Hanno preferito ignorare la realtà".

La famiglia ha già avviato un ricorso legale contro la decisione dell’istituto pistoiese, affidandosi a un legale esperto in diritto previdenziale. "È evidente che ci sia stato un errore di valutazione. Una persona con due patologie invalidanti, sola e senza rete familiare di supporto, non può essere lasciata senza alcun aiuto. Andremo fino in fondo".

Michela Monti