
Rifiuti abbandonati a Pistoia (foto Gabriele Acerboni/FotoCastellani)
Pistoia, 8 giugno 2018 - Mobili, poltrone, passeggini per bambini, materassi e ogni tipo di rifiuti ingombranti abbandonati a invadere spazi della città. E’ il degradante paesaggio che si presenta imboccando via Capitini, in zona Fornaci, più volte segnalata dai lettori de La Nazione. Vicino ai palazzi abitati è possibile imbattersi in vere e proprie discariche a cielo aperto. Degrado e poca pulizia, con delle vere e proprie montagne di spazzatura poste ai piedi dei cassonetti e lasciate lì per giorni. Una storia che si ripete, ormai conosciuta dai pistoiesi, che si appellano al giornale per denunciare la situazione, ma anche la maleducazione e il poco senso civico di chi compie certi gesti.
Proseguendo il «tour del degrado» della città, salta agli occhi la condizione dei cassonetti di Largo San Biagio, sommersi dai rifiuti ingombranti e non solo, proprio davanti a uno dei supermercati più frequentati a ridosso del centro. C’è anche un cartello che dice «Niente fuori dal cassonetto», ma viene ripetutamente ignorato. «Sono ormai cinque anni che lavoro qui – dice Greta Severi del bar di Largo San Biagio – e da quando sono arrivata la situazione non è mai cambiata. Si tratta di una vera e propria discarica e anche se ci sarebbe la possibilità di smaltire i rifiuti ingombranti tramite un numero verde, questo non viene contattato e la gente preferisce abbandonarli. La soluzione? Telecamere vicino ai cassonetti, multe e agenti in borghese che possano pizzicare chi viola le regole».
Anche Cristina Paolacci è della stessa opinione: «Anche secondo me ci vorrebbero più controlli e magari qualche sanzione. La gente arriva e scarica di tutto a tutte le ore. È così tutti i giorni e non è mai pulito. Avvicinarsi ai cassonetti è un percorso ad ostacoli per cercare di evitare di cadere su qualche sacchetto. Non solo, a volte si crea anche un vero e proprio ‘mercatino dell’usato’, perché c’è chi viene a recuperare quello che gli altri buttano via».
Le fa eco Giacomo Manfredi: «La multa è educativa, ma non credo sia l’unica strada percorribile. Sarebbe necessario che i soldi delle sanzioni, nel caso venissero fatte, fossero utilizzati per migliorare il servizio». C’è anche chi fa una considerazione sulla raccolta: «C’è una grossa differenza tra centro e periferia, dove si utilizzano i cassonetti – spiega Luca Iacobucci – Ormai è un sistema antiquato e privo di controllo, demandato solo alla responsabilità personale».
Benedetta Baronti