REDAZIONE PISTOIA

"Quota 100? Un flop" Andamento pensioni Preoccupazione Cgil "I numeri sono esigui"

Appena 25 liquidazioni nel 2022: l’analisi del segretario Gioffredi "I dati parlano chiaro, è una norma inefficace. Serve una riforma. Come valore medio degli assegni siamo agli ultimi posti in Toscana".

"Quota 100? Un flop" Andamento pensioni Preoccupazione Cgil "I numeri sono esigui"

La tanto discussa riforma pensionistica catalogata come "Quota 100" non sembra aver portato effetti particolarmente positivi in termini di agevolazione alla messa a riposo dei lavoratori. A dirlo, confrontando quanto successo fra il 2019 ed il 2021, sono i dati dell’Inps elaborati con la suddivisione provinciale toscana. Qualche esempio? Nel 2019 sono stati 651 (9.260 in Toscana con Firenze e Lucca al top) coloro che hanno usufruito di "Quota 100" nel pistoiese, scesi a 583 (dietro il capoluogo di regione sbuca Pisa) nel 2021 e, praticamente immobili nel 2022 – nel frattempo la norma si è modificata in "Quota 102" – con appena 25 liquidazioni. E qui parliamo sia di dipendenti pubblici che privati. Una panoramica che non convince il segretario provinciale della Cgil, Daniele Gioffredi. Una fotografia, la sua, tutt’altro che incoraggiante, con i lavoratori, sia autonomi che non (esclusi i dipendenti pubblici), che risultano ricevere assegni mensili al di sotto della media regionale e con gap importanti rispetto al resto dell’area metropolitana.

"I numeri Inps su quota 100 risultano essere davvero esigui – afferma Gioffredi – l’effetto iniziale ha provocato qualche uscita in più ma l’onda si è subito affievolita. Direi che questi dati dicono quanto sia stata inefficace questa norma per una serie di motivi. Il primo è che è troppo rigida, perché ha un vincolo di età e di contributi (inizialmente 62 anni di anzianità e 38 di contributi, nda) ma penalizza specialmente le donne ed i lavoratori precari. Il secondo è che ha premiato specialmente maschi di grandi aziende o chi lavorava nel pubblico mentre tutte le altre categorie sono state escluse. Abbiamo sempre ritenuto di avere a che fare con una norma parziale che non abroga la ’Legge Fornero’, a differenza di quanto affermato dal ministro Salvini, e all’orizzonte non vediamo una riforma organica del sistema previdenziale come abbiamo chiesto anche negli ultimi tavoli al Governo".

L’analisi, poi, si sposta anche sul commento complessivo pensionistico che coinvolge la provincia di Pistoia e non sembrano esserci segnali incoraggianti. "Sempre numeri alla mano – continua il segretario provinciale della Cgil – il valore medio di una pensione pistoiese è di 903 euro, la terz’ultima in Toscana, e per lavoratore dipendente di 1127 euro, con la sola Arezzo messa peggio di noi. Se, a questo ci aggiungiamo altre considerazioni già fatte per precarietà di lavoro, reddito e pensione di cittadinanza viene fuori una sofferenza notevole. Ci sarebbe da dare delle risposte a giovani e donne, comparti che invece vengono puntualmente penalizzati". Ed allora cosa fare per invertire la rotta? "Da tempo la Cgil chiede una riforma strutturale che dia delle risposte anche a chi si affaccia al mondo del lavoro – conclude Gioffredi – l’unica strada è quella di allargare la base contributiva affinché il sistema previdenziale regga: per farlo bisogna essere in grado di garantire contratti stabili e di qualità, cosa che purtroppo appare complessa. Allo stesso momento, per noi è fondamentale istituire una pensione di garanzia contributiva per andare a coprire quei vuoti che ci sono nella vita occupazionale come periodi di stage o tirocini che altrimenti non verrebbero riconosciuti".

S.M.