Quale futuro per il ’Manzoni’. Le ipotesi sul piatto per il trasloco. Si fa largo l’idea del teatro diffuso

In occasione dei lavori di riqualificazione, la struttura resterà chiusa verosimilmente per tre anni. La neonata Fondazione Teatri Pistoia sta valutando le alternative: si dovrebbe restare in provincia.

Quale futuro per il ’Manzoni’. Le ipotesi sul piatto per il trasloco. Si fa largo l’idea del teatro diffuso

Quale futuro per il ’Manzoni’. Le ipotesi sul piatto per il trasloco. Si fa largo l’idea del teatro diffuso

Una ricognizione in corso per immaginare tutte le opzioni percorribili tra i luoghi di spettacolo alternativi per tutto il tempo – probabilmente tre anni, secondo le stime – in cui il Teatro Manzoni resterà area di cantiere. Se un primo momento per fare ipotesi concrete c’è, quello va spostato attorno a marzo-aprile, quando emergeranno proprio i risultati di questa ricognizione. Ma il principio faro che guida quella stessa ricerca sembra essere chiaro: restare nella nostra provincia promuovendo semmai quell’idea possibile di "teatro diffuso", come già trionfalmente è accaduto non lontano da noi con i musei. Le sfide che negli anni a venire si parano davanti alla neonata Fondazione Teatri Pistoia pronta a diventare operativa nel giro di poche settimane non sono banali e ruotano per buona parte attorno a quel maxi progetto di restauro che servirà a dare un nuovo volto al Teatro Manzoni riportandolo si direbbe ‘al vecchio’ in ragione, ad esempio, del recupero dei palchi di quarto e quinto ordine ma anche per il ripristino della buca orchestrale scomparsa negli anni.

Il che, per altro, equivarrebbe alla prestigiosa possibilità di riportare l’opera a Pistoia. I tempi di realizzazione, proprio in ragione dell’imponenza del progetto che assorbirà risorse per 15 milioni di euro, non sono banali ed ecco che sorge spontanea la domanda: in questo lungo periodo di chiusura della sala le stagioni teatrali dove si svolgeranno? Intanto un fatto. La previsione più verosimile è che il cantiere possa partire nell’autunno del 2025. È quello il tempo entro il quale dovrà essere messa a punto una soluzione che consenta lo svolgimento degli spettacoli dal vivo, tale da garantire qualità e capienza.

Se da un lato si potrà continuare ad utilizzare gli spazi del Teatro Bolognini e del Funaro per una porzione della proposta teatrale, dall’altro occorreranno risposte per quei segmenti (prosa e sinfonica) che invece necessitano di spazi più capienti di quelli esistenti. Le interlocuzioni come detto sono nel pieno e sembra abbiano riguardato due location, l’auditorium e la saletta Gramsci, rispettivamente di proprietà della Provincia e del Comune. Ma si tratta di luoghi entrambi da recuperare e riadattare e non è affatto certo che gli interventi possano completarsi in tempi compatibili con lo svolgimento della stagione teatrale. In ballo resta opzionabile l’ipotesi "pallone", quella cioè di una struttura temporanea da collocare in città come avvenne negli anni passati per analoghi restauri di altri grandi teatri d’Italia. Ma anche in questo caso per garantire qualità e prestigio occorrono risorse proporzionate, il che significa reperire altri soldi, operazione ancor più complessa se a ‘ballare’ sono cifre così grandi come quelle già richieste per il restauro. Ecco allora possibile una rimodulazione della proposta di spettacoli, una sorta di programmazione meno tradizionale che potrebbe trovare accoglienza nei teatri alternativi, compresi quelli che insistono sulla Valdinievole. Le interlocuzioni con teatri extra-cittadini, come quelli delle vicine città di Prato e di Lucca, vanno avanti ormai da anni e non tanto, così pare, per spostare il pubblico in quelle sedi, quanto per cercare collaborazioni che consentano al teatro pistoiese in un futuro ormai alle porte di recuperare in particolare il segmento dell’opera, restituendo così alla città una proposta che manca ormai da circa mezzo secolo.

linda meoni