REDAZIONE PISTOIA

Presunta ’droga dello stupro’ 49enne assolto dopo le accuse: "Si trattava solo di un solvente"

L’uomo, meccanico e preparatore atletico, avrebbe ordinato quel flacone per usarlo sul lavoro. Rinviato a giudizio per spaccio, fu arrestato. E ora è scagionato: "Non ha commesso il fatto".

Presunta ’droga dello stupro’ 49enne assolto dopo le accuse: "Si trattava solo di un solvente"

La polizia si era presentata quella mattina nella sua officina, praticamente poco dopo che il corriere aveva consegnato il pacco. Una spedizione dall’Olanda, un ordine fatto tante altre volte per ricevere quello che lui considerava uno strumento di lavoro, un flacone di solvente per la ruggine che lui comunemente usava nella sua officina meccanica. Ma, secondo i poliziotti intervenuti quella mattina, la sostanza avrebbe avuto un altro scopo, cioè di essere usata come sostanza stupefacente, ovviamente diluita e assunta in piccole dosi, solo alcune gocce.

Quel solvente, infatti, è comunemente conosciuto anche come "droga dello stupro". Se diluito in un drink, infatti, con poche gocce, avrebbe l’effetto di far perdere i freni inibitori, ed è per questo che è usato anche ai fini di spaccio. Per questo l’uomo, 49 anni, pistoiese ma residente sulla montagna, che di professione fa il meccanico ma anche il preparatore atletico, era stato arrestato.

Il blitz risale al 22 luglio del 2022. Secondo gli agenti della questura, quella confezione di solvente avrebbe fruttato, se diluita, almeno mille dosi di "droga", da piazzare sul mercato, e avrebbe reso migliaia di euro.

L’uomo si è sempre dichiarato innocente ed è stato difeso dagli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi del foro di Pistoia. Per lui sono scattati subito gli arresti domiciliari e, dopo qualche settimana, la misura è stata attenuata, in un obbligo di dimora nel comune di San Marcello. Poco dopo, il meccanico si era concesso un viaggio di svago a Milano, ma durante il suo soggiorno sarebbe stato di nuovo arrestato, per un errore di comunicazione tra le questure, che non avrebbero aggiornato i suoi dati. Il suo documento di identità, infatti, era stato inviato dall’albergo in cui risiedeva alla locale questura, che non aveva avuto comunicazione della nuova misura cautelare.

Ieri mattina, la fine dell’incubo: l’uomo è stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste (articolo 530, comma 1 del codice di procedura penale). "Quella sostanza evidentemente era stata usata sempre nel suo lavoro, ed è per questo che ne aveva una confezione nell’officina – spiegano gli avvocati difensori – L’uomo si è definito innocente".

M.V.