
Pistoia registra il secondo peggior tasso di occupazione in Toscana e redditi Irpef tra i più bassi, secondo il report Irpet.
Pistoia
Nell’analizzare le tabelle sui principali indicatori del mercato del lavoro suddiviso per province, la riga che mette in evidenza i dati della provincia di Pistoia è quanto mai allarmistica: tutte le voci, unica fra le dieci province della Toscana, sono di colore rosso ovvero che l’emergenza è alta e se a questo ci si aggiunge l’ultimo posto per quanto concerne i redditi Irpef ecco che un possibile disastro perfetto si inizia a stagliare all’orizzonte. A dirlo è l’Irpet, Istituto Regionale della Programmazione Economia della Toscana, all’interno del report realizzato per il centro studi "Marsili Ribelli" dedicato alla Federazione delle Banche di credito cooperativo toscane.
L’allarme è presto detto: Pistoia ha il secondo peggior tasso di occupazione, di poco dietro a Massa Carrara, col 70,5% e lontano 4 punti da quella che è la media regionale; viaggia col 61,7% di occupazione femminile, la seconda peggiore in Toscana e con il 7,1% di disoccupazione totale (che sale all’8,7% per le donne e al 12,1% per gli under35), ovvero la prima di gran lunga in confronto agli altri nove capoluoghi di provincia e di quasi 2 punti in più rispetto alla media complessiva. Si tratta di elaborazioni Irpet sui dati Istat dell’indagine forza lavoro riferiti al 31 dicembre scorso. Da qui deriva un indice sintetico di difficoltà nella partecipazione al mercato del lavoro che mette Pistoia al secondo posto in Toscana e non è certo un aspetto particolarmente positivo: tenendo come base-100 l’indice per il nostro territorio arriva a 108, alle spalle del primato di Lucca (116) e davanti a Grosseto e Livorno entrambe con 106. Questi numeri significano una pessima qualità del lavoro presente fra contratti stipulati, la sua durata, l’intensità (part-time in primis) e livello retributivo.
Sempre a proposito della qualità del lavoro, è opportuno analizzare varie fasce di competenza nelle quali si vede che Pistoia è pressoché in media regionale per quanto concerne i dipendenti con contratto a tempo determinato (27,3% sul totale degli occupati) ma soltanto il 9,5% nei settori ad alta retribuzione rimanendo davanti a Grosseto (6,4%) e la vicina Prato col solo 5,2%: capoluogo laniero che ha anche il primato assoluto regionale col 43,9% di coloro che hanno part-time.
Tutto questo si riassume in un ulteriore dato: andando a trovare il valore aggiunto per settore in Toscana, che ammonta complessivamente a oltre 106milioni di euro, Pistoia è l’unica provincia che ha semaforo verde soltanto in due voci: l’agricoltura all’8,6% del totale provinciale e gli altri servizi del terziario che toccano quota 24,5%. Tutte queste valutazioni ci portano al rush finale, con ulteriori apprensioni: secondo i redditi Irpef a fine 2022, Pistoia ha il penultimo posto con 21.446 euro annui di media davanti alla sola Grosseto con 20.807 euro e, soprattutto, di quasi 2mila euro al di sotto della media regionale. Un confronto davvero impietoso che, con l’impegno e l’attenzione di associazioni di categoria, sindacati e mondo politico, dovrà essere affrontato per evitare ripercussioni maggiori.
Saverio Melegari