
Un’intera famiglia a processo. Pesanti le accuse: violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. La vittima, appena 21enne, è una ragazza pakistana, che oggi vive in una struttura protetta lontana da Pistoia. Perché è proprio in un paese della piana pistoiese che sarebbe iniziato il suo incubo: appena arrivata in Italia, dopo le nozze combinate, contro la sua volontà, nel suo paese di origine. Qui, nella sua nuova casa, sarebbe stata violentata e picchiata dal marito, complici i suoi suoceri, padre e madre dell’uomo, 23enne, che avrebbero assistito alle violenze senza prestarle aiuto e dandole anzi la colpa, per il fatto di non ubbidire al marito. Fino al momento della sua liberazione, a gennaio del 2022, con l’intervento dei carabinieri.
Ieri mattina si è svolta l’udienza preliminare davanti al giudice Luca Gaspari che ha rinviato a giudizio il marito della donna, 23enne, accusato di violenza sessuale e i suoi genitori, 48 e 49 anni, accusati in concorso don il figlio, di maltrattamenti in famiglia. La donna, che oggi vive in una struttura protetta, è rappresentata dall’avvocato Teresa Dei del foro di Firenze. "La mia assistita sta provando a ricostruire la sua vita – spiega il legale – sta frequentando un corso di italiano, perché non conosce la nostra lingua, e sta cercando di recuperare la serenità". Una serenità ancora precaria: i contatti tra la sua famiglia di origine e quella di suo marito, oggi sotto accusa, infatti, non sarebbero stati interrotti.
Diversa la ricostruzione dei fatti resa dal marito e dai suoceri che si sono sempre professati innocenti. Ieri mattina, il loro legale, l’avvocato Pamela Bonaiuti ha presentato istanza di revoca della richiesta di patteggiamento, "per vizio di consenso". Il pubblico ministero Linda Gambassi, che ha diretto le indagini dei carabinieri non si è opposto, e il giudice ha rinviato a giudizio tutta la famiglia, fissando la prima udienza per il prossimo 14 dicembre, davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet.
Nella sua denuncia ai carabinieri, la giovane moglie ha ricostruito mesi di violenze abituali, di fatto subite in una condizione di reclusione. Le sarebbe stato impedito qualsiasi contatto con l’esterno, anche solo scambiare un messaggio sul telefonino: una volta che lei ci aveva provato, il marito glielo aveva tirato in faccia. Le violenze sessuali sarebbero avvenute diverse volte. In uno degli episodi, per costringerla a stare ferma, l’uomo le avrebbe provocato contusioni ai polsi, sedendosi con le ginocchia sulle mani della donna, mentre lei era costretta a stare in ginocchio. E le violenze sarebbero state condite dalle minacce: in una occasione, l’uomo le avrebbe mostrato la lametta con cui si radeva, minacciandola che le avrebbe sfregiato il volto, in caso di disobbedienza. Dopo la liberazione grazie ai carabinieri da quella casa, a gennaio del 2022, il gip ha disposto la misura del divieto di avvicinamento alla vittima per tutta la famiglia, misura a cui marito e suocero risultano ancora sottoposti.
Martina Vacca