L’inchiesta sui rifiuti: "Non traffico illecito ma gestione errata". Per Alia solo sanzioni

Accuse derubricate e archiviate per la gestione dello smaltimento nell’impianto di Case Passerini. Restano oblazioni per 300mila euro e multe per 10 milioni, che la partecipata intende impugnare.

FIRENZE

L’inchiesta su Case Passerini si chiude senza un processo, con tante archiviazioni - a cominciare dai vertici di Alia che si sono succeduti negli anni - e con il reato di gestione illecita di rifiuti derubricato nell’assai meno grave “errata gestione“.

La nuova classificazione del reato inizialmente contestato, effettuata dal gip Antonio Pezzuti, porta quindi a una raffica di prescrizioni delle accuse e all’estinzione dei reati rimasti tramite l’oblazione: più di 300mila euro in capo a due imputati, a cui si sommano circa 10 milioni di sanzioni amministrative - comminate nel corso delle indagini iniziate nel 2016 - che Alia intende però impugnare.

Gli avvocati Massimo Megli, Lorenzo Zilletti, Sigfrido Fenyes e Filippo Cei hanno lavorato molto dopo la conclusione delle indagini del’anno passato: interrogatori e memorie hanno sfrondato e parecchio la platea di 33 indagati, facendo cambiare idea all’accusa. Il procedimento al momento resta aperto soltanto per il filone riguardante la Eurocorporation, azienda che conferiva i propri rifiuti a Case Passerini pronta ora a pagare oltre ducentomila euro (che saranno confiscati), patteggiare un anno e otto mesi per il suo titolare e chiudere la partita.

"Accolgo con grande soddisfazione la notizia dell’archiviazione dell’inchiesta penale partita ormai sette anni fa - commenta Lorenzo Perra, presidente di Alia Servizi Ambientali - Questa notizia rappresenta la fine di un lungo periodo di incertezza, anche se vissuto nella convinzione di avere sempre operato per il meglio. Voglio esprimere la mia gratitudine per la pazienza e l’impegno dimostrati da tutti i nostri dipendenti durante questo periodo. Questa archiviazione restituisce a loro, alle loro famiglie e a tutta Alia la giusta serenità e la consapevolezza di avere operato nel rispetto delle leggi, con l’obiettivo di fornire un servizio di qualità alla comunità e di proteggere l’ambiente". Soddisfazione, comunque, si registra anche sul fronte investigativo: gli accertamenti compiuti nel corso delle indagini hanno portato al risanamento di situazione pericolose per l’ambiente.

L’inchiesta della procura di Firenze, che aveva portato anche al sequestro dell’impianto a biogas di Sesto Fiorentino (mantentuto acceso con precise prescrizioni), riguardava il ciclo dei rifiuti nei territori di Firenze, Prato, Empoli e Pistoia: vi sarebbero state emissione in atmosfera di gas ‘climalteranti’ e di ‘microinquinanti’ solo parzialmente combusti.

Le indagini interessarono anche la discarica di Bosco ai Ronchi, in Mugello, dove, nei suoi quattro laghetti non impermeabilizzati, sarebbero finiti almeno 8204 metri cubi di “percolato“.

ste.bro.