La Multiutility in borsa. Respinto il referendum del comitato del "No"

La commissione si è pronunciata: "Almeno due profili di ambiguità nel quesito". La rabbia dei promotori: "Atto anti-democratico". Protesta simbolica in aula.

Bocciata la proposta di referendum comunale per esprimersi sull’eventualità della quotazione in borsa della Multiutility. Il quesito referendario, proposto dal comitato "No Multiutility" e supportato da 1400 firme valide, non ha passato il vaglio della commissione di esperti nominata appositamente per valutarne o meno l’ammissibilità. "La partecipazione dei cittadini e la democrazia non contano più nulla – tuona in una nota il comitato, che ieri ha inscenato una simbolica protesta prima dell’avvio dei lavori dell’aula, esponendo uno striscione con scritto "Ladri di democrazia" –. La commissione nominata dal consiglio comunale, nonostante il quesito referendario proposto riportasse letteralmente il testo della delibera del consiglio stesso, ha dichiarato il quesito non ammissibile". Il comitato "No Multiutility" esprime profondo rammarico e sconcerto per una decisione che definiscono "antidemocratica". Sulle motivazioni della decisione, "il primo punto di non ammissibilità riguarda l’incompetenza del consiglio comunale in tale decisione perché nella sostanza il Comune di Pistoia detiene solo il 5,48% di azioni della Holding – specifica il comitato nella nota –: in poche parole, come da noi gia detto, ciò conferma che il Comune di Pistoia non conta nulla e che in questa operazione dovrà sottostare alle decisioni di Firenze e Prato. Il secondo motivo di inammissibilità è che il quesito non chiarisce che la quotazione in borsa riguarderebbe ’solo’ il 49% delle azioni – aggiungono –. Ricordiamo che la holding è interamente pubblica e con la quotazione in borsa avverrà un processo di privatizzazione di beni pubblici e di diritti".

Il comitato "No Multiutility" non si dichiara comunque per vinto: continuerà la sua battaglia. "Non avremmo mai pensato che dei cosiddetti rappresentanti del popolo – concludono – commettessero un furto di democrazia a danno dei cittadini e del loro diritto di partecipazione". Nel documento redatto dalla commissione, composta dalla dottoressa Vera Aquino, dal dottor Marco Pisaneschi e dal professore Giovanni Tarli Barbieri, si legge che "così come risulta formulato, il quesito appare viziato da ambiguità almeno sotto due profili. In primo luogo, esso sembra presupporre che gli elettori debbano pronunciarsi in generale sulla quotazione in borsa delle azioni della Multiutility, mentre la delibera del Consiglio comunale di Pistoia si riferisce alla richiesta di ammissione alla quotazione in borsa da parte del Comune di Pistoia, che detiene in tale società solo il 5,48%. In secondo luogo, il quesito omette di precisare che l’eventuale quotazione in borsa non dovrebbe riguardare la maggioranza delle azioni, destinate a rimanere in mano pubblica. I difetti nella formulazione del quesito non possono essere sanati". Tra le motivazione si legge anche che "per mero amore di completezza si evidenzia inoltre che nella formulazione letterale del quesito si fa riferimento ad una eventuale quotazione in borsa della Multiutility – termine usato colloquialmente per identificare la società nata dalla fusione – mentre la società cui dovrebbe far riferimento ad oggi si chiama Alia spa".

Gabriele Acerboni