"La colonscopia? Sì, c’è posto ma nel 2023"

Doccia fredda per una 75enne bisognosa di accertamenti dopo il responso della Tac: "Ho risolto pagando 280 euro da un privato"

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di Giacomo Bini

"Una colonscopia? Si va al 2023". Questa la risposta che si è sentita dare ieri mattina una signora di 75 anni al Cup del distretto Asl di Montale. La signora ha bisogno di quell’esame perché da una Tac effettuata per un’ernia è emersa la presenza di polipi nel colon e così il medico di famiglia le ha prescritto la colonscopia in anticipo rispetto a quella che la donna esegue ogni tre anni. Di fronte alla prospettiva di attendere cinque o sei mesi la signora è decisa a fare l’esame a pagamento e si rivolge al servizio di prestazioni sanitarie intramoenia dell’Usl Toscana Centro. La telefonata al numero unico 055545454 richiede 13 minuti di attesa, ma alla fine la risposta è incoraggiante: l’esame si può fare anche sabato prossimo, giusto il tempo di fare i tre giorni previsti di preparazione, e si può anche scegliere lo specialista. L’unico inconveniente è il prezzo: 280 euro. "Io lo faccio perché posso pagare – commenta la signora – ma come fanno quelli che non hanno la disponibilità economica? Devono aspettare il 2023 per sapere se nel colon c’è qualcosa di brutto". La signora chiede informazioni anche ai due istituti diagnostici privati che a Pistoia eseguono a pagamento la colonscopia: i tempi di attesa sono brevissimi da quattro a sette giorni mentre il costo va da 330 a 337 euro. Dunque conviene rimanere all’intramoenia dell’Asl. Ma perché l’Asl non riesce a garantire tempi ragionevoli anche per il servizio non a pagamento? La signora intanto torna al Cup per chiedere il foglio con le istruzioni per la preparazione dell’esame, ma le dicono che non ce l’hanno.

La mattinata all’Asl di Montale non è stata fortunata. "Oltretutto l’ambiente è disagiato – dice la donna - una tragedia". Il Cup è stato trasferito al secondo piano del distretto di via IV Novembre dal 15 aprile scorso, giorno dell’inizio dei lavori di ristrutturazione al piano terra e al primo piano (300mila euro la spesa prevista). Le porte dei piani oggetto dei lavori sono chiuse. "Qui a lavorare non si vede nessuno e non si sentono rumori" afferma una vicina. Nella sede del Cup, al secondo piano, la gente aspetta in un corridoio su cui si affacciano altri quattro studi di medici di famiglia. "Lei è per il Cup o per il dottore?" è la domanda più frequente. Per il turno al Cup c’è il numerino cartaceo ma senza il display. Chiama l’operatrice dal bancone, una sola addetta per un comune di 11mila abitanti.