Caterina ha 31 anni, lunghi capelli dorati, il sorriso e l’entusiasmo della gioventù ma anche la consapevolezza matura di una fortuna grande, quella d’aver da sempre gli occhi pieni di bellezza. Quella che in un nome racconta tutto o certamente molto: il pratesissimo Giuliano Gori. Lei lo chiama "Giuliano", a sottolinearne il profondo rispetto e la grande ammirazione, quella che naturalmente si prova per chi ha saputo anticipare i tempi, scrivere la storia, diventare centro del mondo attraverso l’arte. Poi, scaduto l’orario d’ufficio, "Giuliano" - il capo, il maestro, il faro - diventa "nonno" e c’è spazio per tutto l’affetto possibile che un rapporto così simbiotico può contenere. L’occasione d’incontrare Caterina, terza generazione dei Gori collezionisti, arriva alla vigilia di una ricorrenza importante, quella del quarantennale dell’apertura al pubblico della Collezione Gori, alla fattoria di Celle. Qui, nel bellissimo parco, sabato (dalle 15) si festeggia di nuovo l’incredibile matrimonio che grazie all’arte da quarant’anni si compie tra terra e cielo. "Ci sarà un omaggio a Dani Karavan, mancato lo scorso anno, grande amico di Giuliano, celebrato con una performance itinerante della figlia dell’artista, Yael – spiega proprio Caterina Gori, che ha contribuito a curare il programma del quarantennale –. Inauguriamo tre nuove installazioni permanenti di Simone Gori, Federico Gori e Vittorio Corsini, portando il contatore della collezione a 83 opere per 68 artisti, presentiamo il libro ‘Non so aspettare il vento’ di Giuseppe Conte edito da Gli Ori, che raccoglie le sue poesie e le fotografie di Luca Gilli, entrambi residenti in Fattoria per un periodo, e una mostra dello stesso Gilli. Infine lo spettacolo ‘Brancusi contro gli Stati Uniti’, da un progetto che Giuliano aveva raccolto nero su bianco vent’anni fa e mai realizzato. Oggi questo accade, con la regia di Massimo Luconi. Già sold out, si replicherà domenica".
Straordinaria lungimiranza quarant’anni fa quella di Giuliano Gori. Come può l’arte oggi raccontare il mondo?
"Occorre che l’arte si apra a tutte le discipline. Questo Giuliano lo ha capito, portando a Celle indistintamente musicisti, architetti, poeti, intendendoli artisti. Perché l’arte si arricchisca deve seguire il ritmo della società che si modifica e dunque aprirsi alla cultura in genere".
Non era difficile appassionarsi d’arte nascendo qui. Ma quando in lei è esplosa la vera passione?
"Con la mia famiglia ho sempre viaggiato inseguendo l’arte, potendo quindi allenare ampiamente l’occhio. Certo la passione è stata una cosa venuta dopo e sviluppata con gli studi dopo il liceo, ma quando vedi artisti di fama circolare sempre per casa e ti ritrovi a chiamare ‘zio’ uno come Robert Morris, tanta era la familiarità... beh, allora è tutto più naturale".
Ha un suo posto del cuore nel parco?
"Varia al variare delle stagioni, ma un angolo per me molto forte è ‘Il mio buco nel cielo’ di Inoue. Lì amo isolarmi".
Un artista che le piacerebbe ospitare nel parco?
"Una mia lista nero su bianco ce l’ho, ma non la svelo. Ne parliamo nelle nostre riunioni di famiglia, quando ci scambiamo appunti e suggerimenti. Non le dico il caos ai pranzi di Natale...". Cosa c’è nel futuro?
"Sono stata nominata presidentessa del premio di poesia Celle Arte Natura. Poi c’è la voglia di continuare, accrescendo la collezione. Tutti condividiamo il desiderio di Giuliano".
linda meoni