
Una transenna e un cartello, indicazione tanto inequivocabile quanto avvilente: qui in via dei Pappagalli 29, piano terra di Villa Baldi-Papini, nei locali che dal 2004 accolgono la Società Pistoiese di Storia Patria, istituzione nata nel 1898 per conservare, divulgare e studiare la nostra storia e identità, non si può entrare. La colpa? Un distacco di un tratto dell’architrave della porta d’ingresso esterna verificatosi nel febbraio scorso che da allora ha sbarrato l’ingresso, aprendo un enorme punto interrogativo sul futuro e la sopravvivenza di quest’ente. Risultato, la vastissima collezione di volumi (circa 10mila, più altro materiale per un totale di 20mila risorse tra le quali è compreso anche il ricco fondo Rauty) dedicati alla storia della città di Pistoia e del suo territorio risulta di fatto inaccessibile, sospese le assemblee, le riunioni e le iniziative promosse dai soci, inibita l’attività editoriale, in un generale e pericoloso ingessamento culturale della Società stessa. Per ricostruire il legame che unisce la Società Pistoiese di Storia Patria al Comune di Pistoia bisogna guardare, almeno burocraticamente parlando, al 1969. Risale infatti a quell’anno la convenzione tra i due soggetti nella quale il Comune stesso si assumeva l’obbligo di assicurare una sede alla Società ricevendo come corrispettivo dalla stessa il tradizionale Bullettino e tutta quella serie di riviste che lo stesso ente riceve da altre istituzioni italiane. E così negli anni i rapporti sono proceduti: il Comune ha offerto la prima "casa" alla Società nella Forteguerriana, poi in alcune stanze delle ex Leopoldine e infine proprio a Villa Baldi-Papini, mentre la Società puntuale ogni anno continuava a depositare la pubblicazione. Infine eccoci al febbraio 2021, la crepa sulla porta, la diffida che vieta l’accesso al piano terra firmata dalla dirigente della Pubblica istruzione del Comune (i cui uffici, ancora funzionanti, si trovano nel resto della stessa Villa Baldi Papini), nuovi cavilli burocratici mai emersi né espressi prima (l’assenza di una toilette e di un impianto antincendio nella sede della Società di Storia patria, per dirne un paio) e l’attività della Società si è lentamente spenta.
"I colloqui con l’amministrazione ci sono stati – spiega il presidente della Società, il professor Luca Mannori –. Non appena emerse la questione il sindaco si adoperò per proporre una soluzione individuando una prima opzione di trasferimento nell’ex convento delle Crocifissine di via della Provvidenza. Ipotesi poi scartata per via delle condizioni dello stabile stesso. L’ultimo incontro il 22 dicembre, dove si è di fatto ribadito lo stallo. Nell’ultimo periodo devo riconoscere poi anche l’interessamento alla questione da parte del presidente del consiglio comunale Gelli. L’impressione, lo dico con grande rammarico, è che si sia un po’ perso il significato di questa istituzione che ha operato per più di un secolo nell’interesse esclusivo della città".
linda meoni