Il comparto verde frena. Esportazioni in calo ma segno "più" sul pre-covid

I dati del monitor dei Distretti della Toscana di Intesa San Paolo sono chiari -4,5 milioni di euro di export sul 2022. Bene il calzaturiero, preoccupa il mobile.

I rappresentanti di categoria e gli esperti del settore, dalle associazioni ai cattedratici, lo avevano già indicato a più riprese. Ma adesso arriva anche la certificazione dei numeri e delle stime, ovvero il "Monitor dei Distretti della Toscana" curato come sempre da Intesa San Paolo e aggiornato alla fine del primo semestre del 2023: il comparto florovivaistico, pur avendo ancora margini di manovra molto ampi rispetto al periodo pre-pandemico, prosegue nella sua retromarcia in termini di esportazioni.

Il punto focale di questa indagine, che esce puntualmente ogni tre mesi per dare valore al mercato delle esportazioni in Toscana, riguarda quei prodotti che da Pistoia, e dalla provincia, partono per andare in tutto il mondo. La filiera agro-alimentare mostra una sostanziale tenuta rispetto all’anno precedente, con risultati eterogenei: per l’economia verde pistoiese il valore assoluto semestrale è di 241,8 milioni di euro di giro d’affari andato all’estero, con un calo di oltre 4 milioni e mezzo di euro rispetto allo stesso periodo del 2022, ma con un segno più (sull’anno intero e non sul semestre) di oltre 35 milioni rispetto al pre-pandemia.

Alla fine, in questo primo semestre 2023, l’unico distretto della zona che fa registrare una crescita è quello calzaturiero di Lamporecchio con un +1,5% tendenziale nel primo semestre frutto di oltre il +10% fino a marzo e di una frenata del -8% da aprile a giugno.

Per quanto riguarda i numeri assoluti, i primi sei mesi di quest’anno hanno creato un volume d’affari verso l’estero di 57,8 milioni di euro, con un aumento di 800mila euro rispetto allo stesso periodo del 2022 ma i livelli pre-pandemia sono ancora molto lontani.

Infine, desta preoccupazione la parte legata al mobile imbottito di Quarrata (con Prato): se la discrepanza di giro d’affari col pre-pandemia è abbastanza limitata (circa 9 milioni di euro all’anno), il primo semestre del 2023 ha fatto registrare un calo di oltre 10 milioni ed il valore tendenziale parla di un -16,8% nei confronti dell’ultima rilevazione.

"L’export è un importante traino per il nostro sistema economico – commenta Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana – ma già dai dati del secondo trimestre, seppure positivi, si leggono i primi importanti segnali di rallentamento in alcuni settori strategici: è il caso della moda, della chimica, della carta e dell’alimentare. Benché, quindi, il trimestre si sia chiuso positivamente per il manifatturiero toscano, con un +4,9%, se lo depuriamo dal comparto farmaceutico, si sarebbe fermato in terreno negativo. Siamo di fronte ad un quadro congiunturale denso di incognite, che vede sia un calo della domanda interna che della domanda estera; e le aspettative non sono incoraggianti".

Altrettanto significativa, poi, è l’analisi dei mercati verso i quali i prodotti fatti in provincia atterrano e che fanno capire le bisettrici principali di quella che è la richiesta. Sia la calzatura che il florovivaismo vedono di gran lunga al primo posto la Francia come paese primario verso quale mandare le nostre eccellenze.

Proprio per quanto riguarda il distretto "verde", dai cugini transalpini i valori assoluti sono cresciuti anche in questo primo semestre con un +3,1% che fa ben sperare in vista dei dati finali sull’anno dopo che nel 2022 c’era stato comunque un -16 milioni di euro di sbocco per piante e fiori. Il calo più significativo, finora, si sta vedendo sulla Germania con valori scesi del 25% sull’export rispetto all’anno precedente e su questa destinazione bisognerà porre molta attenzione per un rilancio futuro visto che è sempre stata una mèta di riferimento. Infine, tra Regno Unito, Paesi Bassi e Svizzera ci si aggira fra il -10% ed il -20% di valori tendenziali sul primo semestre.

Saverio Melegari