
La pandemia in atto ha costretto la sanità a rivedere gran parte della sua organizzazione. Sia per affrontare l’infezione da Coronavirus che per la gestione di ogni altro paziente non affetto da Covid 19. In linea di massima, durante la prima ondata, si è cercato di rimandare tutte le operazioni programmate, eccezion fatta per i casi urgenti. Una scelta non sempre adottabile in caso di pazienti oncologici. Per questo durante la seconda ondata, l’ospedale San Jacopo ha adottato uno specifico protocollo che consente ai chirurghi di operare a pieno ritmo i pazienti con patologie neoplastiche.
Lo spiega il dottor Pasquale Florio, primario del reparto di ostetricia e ginecologia di Pistoia e direttore delle medesime discipline nell’area Ausl Toscana Centro.
Quali sono stati gli scogli da superare per tenere attive le sale operatorie durante il Covid?
"Innanzitutto la scarsità di ventilatori, utilizzati durante le operazioni chirurgiche, che sono stati in gran parte precettati per assistere la respirazione dei malati colpiti dal virus. A questo problema di riduzione di una dotazione fondamentale per poter effettuare un’operazione, si è sommato un problema di personale. In questo periodo di emergenza gli anestesisti sono molto impegnati ad assistere i pazienti particolarmente compromessi dall’infezione".
Il Covid assorbe la maggior parte delle risorse e delle energie, però non vi siete dimenticati degli altri pazienti.
"In questi mesi abbiamo visto pazienti affetti da neoplasie con stati piuttosto avanzati della patologia. Questo perché tanti pazienti oncologici hanno preferito evitare di frequentare gli ospedali per non correre il rischio di contagiarsi. Ma intanto la loro situazione clinica peggiorava. Per questo è stato deciso, durante la seconda ondata, di sostenere tutto il percorso oncologico, dalle visite alle operazioni chirurgiche".
E come siete riusciti a riorganizzare la chirurgia?
"Grazie al coinvolgimento di tutti i presidi ospedalieri dell’Asl Toscana Centro, i chirurghi sono stati in grado di operare in tutte le sale disponibili. Per esempio, pazienti oncologici di Empoli sono stati operati al San Cosma e Damiano di Pescia, che ha messo a disposizione di tutti i chirurghi dell’area le proprie sale operatorie. Al San Jacopo invece si opera lunedì, tutto il giorno. E per altri due giorni a settimana ci appoggiamo alle sale operatorie di Pescia. Inoltre, in base alle linee guida della Regione per cui le patologie neoplastiche devono essere operate entro trenta giorni dalla presa in carico del paziente, è possibile operare anche nelle strutture private".
Com’è per un chirurgo operare in sale sempre diverse?
"In realtà la differenza non si nota. Le sale operatorie, come tutti i punti nascita, sono allestiti allo stesso modo, con gli stessi strumenti, apparecchiature e protocolli condivisi. Inoltre abbiamo fatto tesoro dell’esperienza derivante dalla prima ondata, e per le operazioni abbiamo mosso l’equipe da un presidio all’altro. Tutto ciò è stato possibile grazie all’organizzazione da ‘aziendona’, come mi piace chiamarla, dell’Usl Toscana Centro. Un modello che ha permesso di lavorare in rete, con una regia comune a ogni tipo di chirurgia, che mette a disposizione in ogni presidio le stesse apparecchiature e lo stesso livello di preparazione del personale. Rendendo così un servizio migliore anche al paziente, che non deve spostarsi o ricorrere a cliniche private per ottenere cure migliori".
Samantha Ferri