
Un passaggio "normale" (almeno per il significato che la parola può avere di questi tempi) per la maggior parte della giornata e poi, poco dopo il calar del sole, il vuoto. "E allora perché non cambiare gli orari di apertura dei negozi?", si è chiesto Alessandro Fagni osservando la città dalla sua storica boutique di via Curtatone e Montanara. L’idea è semplice e - sostiene lo storico commerciante - facilmente realizzabile con un semplice passaparola fra i negozianti del centro storico: orario continuato dalle 10 alle 18.30. Dopo tutti a riposare "tanto è un pezzo che non c’è più nessuno in giro". Perché fra zone arancione e gialle, con il freddo polare delle ultime settimane che ci ha messo lo zampino, una volta scesa la sera la città si svuota rapidamente. Senza bar e ristoranti ad animare l’ora dell’aperitivo, il viavai delle strade quasi si azzera e molti commercianti non più trovano conveniente rimanere dietro il bancone o, a maggior ragione, pagare una commessa per vendere poco o niente. Da qui l’idea che Fagni sta già sottoponendo a diversi colleghi.
"Dopo le 18, in giro non c’è più nessuno. Per dirla con una battuta è il deserto dei Tartari senza nemmeno i Tartari. Almeno ci fossero loro a far girare l’economia... Però visto che siamo zona gialla, e speriamo di non retrocedere, almeno durante il giorno i locali come i bar sono aperti e portano un po’ di persone in centro. Allora – continua il commerciante – penso sarebbe più utile e produttivo per tutti, clienti compresi, concentrare le aperture nelle fasce di maggiore presenza". Fatti due rapidi calcoli, considerate anche le possibilità di un negozio medio, Fagni ha pensato, appunto, alla fascia 10-18.30. Nel suo negozio di via Curtatone la sperimentazione è appena iniziata.
"Certo, chiudere e tornare a casa per pranzo piace a tutti: chiunque sta bene con le gambe sotto il tavolo. Ma forse, cambiando abitudini per questo periodo che speriamo essere breve, riusciremo a vendere di più – spiega –. Noi siamo in tre e, dandoci il cambio, pensiamo di farcela". Ancora prima del debutto, Fagni si è attaccato al telefono per contattare i colleghi con cui è normalmente in rapporto e il responso sembra essere positivo. Anche perché è chiaro: o l’iniziativa coinvolge una buona fetta dei commercianti del centro storico, oppure rischia di trasformarsi in una fuga in avanti che non produrrà risultati utili né ai negozianti né ai potenziali acquirenti, sempre più spesso abituati a fare shopping nel mercato senza orari dei cataloghi Internet.
"Se lo facciamo in pochi non serve, dobbiamo essere almeno una ventina, meglio ancora se una trentina – esorta ancora Fagni –. Ho contattato anche la mia associazione di categoria per sottoporre la questione e spero sia recepita. L’alternativa, d’altra parte, sembra essere molto fosca. Il nostro negozio è aperto dal 1932 e io lavoro qui praticamente da quando sono nato. In sessant’anni una situazione del genere non l’avevamo mai vista. Per fortuna ancora un pochino si riesce a lavorare ma a questi ritmi così bassi continuare ancora a lungo è impossibile. Proviamo almeno a cambiare passo".
s.t.