
Nella foto d’archivio un laboratorio di analisi
Pistoia, 1 ottobre 2017 - E’ STATO DIMESSO uno dei quattro pazienti ricoverati al San Jacopo per aver contratto l’infezione da epatite A. Il decorso degli altri tre è sempre benigno anche se, per ora, dovranno restare nel reparto di malattie infettive del nosocomio guidato da Massimo Di Pietro, che già nei giorni scorsi aveva fatto sapere di una risposta positiva dei pazienti al trattamento sanitario.
INTANTO l’azienda sanitaria prosegue la sua attività di indagine epidemiologica sui 12 casi riscontrati a Pistoia tra il 18 e il 28 settembre. L’Asl, nel dettaglio, sta svolgendo diversi approfondimenti non tralasciando nessuna ipotesi, anche perché al momento non ci sono dati scientifici certi. Nelle ultime ore però starebbe prendendo corpo una pista in particolare che escluderebbe l’acqua come veicolo di trasmissione. Ci si starebbe concentrando invece sull’ipotesi di attività frequentate dagli ammalati e dunque starebbe emergendo un collegamento fra di loro, elemento non secondario per un caso come questo perché, se confermato, restringerebbe il campo del contagio. Ben più preoccupante sarebbe un quadro più ampio senza un apparente comune denominatore.
E’ evidente che se questa ipotesi dovesse rivelarsi corretta l’Asl richiederà ai responsabili il ripristino delle condizioni di sicurezza per la salute.
E’ IPOTIZZABILE, inoltre, che saranno almeno una quarantina le persone che dovranno essere sottoposte a profilassi per evitare il contagio. Almeno tre contatti ravvicinati per ogni persona alla quale è stato riscontrato il virus. E’ dal dicembre 2016 che in tutta Europa vengono osservati diversi casi di focolai di infezione da virus di epatite A. In Italia, nel perdio agosto 2016- aprile 2017 i casi notificati sono stati 1.410, rispetto ai 142 osservati nello stesso periodo dell’anno precedente. Nel 2013, in Italia, si era verificata una epidemia di epatite A legata al consumo di frutti di bosco congelati.
DALL’INIZIO dell’anno ad oggi i casi di epatite A con ricovero nell’area pistoiese sono stati 30. La trasmissione del virus avviene prevalentemente per via oro-fecale, attraverso il consumo di cibi (frutti di mare crudi o non sufficientemente cotti, frutti di bosco), acqua contaminata o per contatto con persone infette. Un altro importante fattore di rischio è rappresentato dai viaggi in aree ad alta endemia. L’esposizione al virus è oggi meno comune nei bambini rispetto al passato mentre i soggetti giovani-adulti sono maggiormente suscettibili all’infezione. Esiste la possibilità di vaccinarsi: in genere la profilassi è consigliata ai viaggiatori internazionali, ai conviventi e ai contatti stretti dei casi che hanno contratto l’infezione.
Michela Monti