
di Giacomo Bini
È legittimo che due donne unite civilmente siano registrate entrambe come mamme nell’atto di nascita della figlia avuta tramite procreazione assistita. Lo stabilisce un decreto del tribunale di Pistoia che ha respinto come inammissibile il ricorso promosso dalla Procura della Repubblica pistoiese contro l’atto di nascita emesso da un Comune della nostra provincia dove risiedono le due mamme. L’atto di nascita e anche il registro di stato civile del Comune indicano dal 2018 il riconoscimento della figlia, che ora ha sette anni, anche da parte della mamma non biologica. Il decreto del tribunale, che conferma la validità dell’atto del Comune, è una momentanea vittoria per le due donne, che da anni lottano per il diritto alla genitorialità. Il percorso giudiziario non è però finito per le due mamme, la cui causa è patrocinata dalle avvocate Valentina Meoni e Martina Torracchi, perché la Procura di Pistoia ha fatto ricorso in appello contro il decreto del tribunale e sul caso si dovrà pronunciare la Corte d’Appello di Firenze la cui prima udienza è in programma il prossimo 20 gennaio.
La vicenda interessa una famiglia "arcobaleno" costituita da due donne unite civilmente che hanno deciso di diventare genitori e hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita in Spagna, dalla quale è nata in Italia, nell’anno 2015, la loro figlia, inizialmente riconosciuta solo dalla madre biologica. Successivamente, nel 2018, le due donne si sono presentate all’Ufficiale di Stato civile del Comune di residenza dichiarando che la bambina era figlia di entrambe e in qualità di madri hanno sottoscritto la relativa dichiarazione annotata dal Sindaco quale Ufficiale di Stato Civile nei relativi registri. Da allora e fino al giugno dell’anno 2022 nessuno ha mai messo in discussione la loro qualità di madri neppure le istituzioni, che hanno rilasciato loro documenti d’identità con l’indicazione di entrambe le madri e concesso loro anche diritti propri dei genitori quali detrazioni fiscali per figli a carico e congedi parentali.
La coppia e la minore sono da anni riconosciute dalla collettività come una famiglia perfettamente inserita nell’ambiente sociale. Improvvisamente, nel giugno del 2022, la coppia si è vista arrivare la convocazione in tribunale in seguito al ricorso della Procura volto a rimuovere la dichiarazione di riconoscimento della madre intenzionale (non biologica). Secondo la Procura l’atto di nascita andrebbe rettificato perché il rapporto di filiazione sorgerebbe o in presenza di un legame biologico o in presenza delle condizioni di legge quali adozione o procreazione assistita da parte di coppie eterosessuali. Il tribunale ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura ritenendo prevalente in concreto l’interesse della bambina e alla stabilità del rapporto di filiazione piuttosto che la verità biologica.
"Nel bilanciamento tra l’interesse pubblico alla verità della filiazione e l’interesse del figlio alla conservazione dello stato – afferma il decreto del tribunale – entrambi astrattamente meritevoli di tutela, prevale dunque in concreto quello del figlio alla certezza dello stato in quanto la stabilità del rapporto garantisce tutela ad un interesse fondamentale del figlio, ravvisabile nella necessità di mantenere l’identità personale acquisita quale figlio degli adulti, che pur privi di legami genetici, abbiano provveduto ad accudire, mantenere e educare il figlio stesso, e siano stati riconosciuti dalla collettività come genitori di quel figlio".