Deportati si ritrovano dopo 72 anni: "Sono vivo grazie a te"

Lacrime e ricordi nel commovente incontro a Montale

Giovanni Fattori e Marcello Vanchetti

Giovanni Fattori e Marcello Vanchetti

Montale (Pistoia), 20 giugno 2017 - Giovanni Fattori, 93enne montalese ex deportato in un lager tedesco ha ritrovato dopo 72 anni il compagno di prigionia che gli aveva salvato la vita, Marcello Vanchetti, residente a Grassina, che non aveva mai più rivisto dopo la fine della seconda guerra mondiale. Decisiva per il ritrovamento dell’amico è stata la pubblicazione di un volume con le lettere di Fattori dal lager nazista pubblicato dall’Istituto Storico della Resistenza di Pistoia.

Il libro, per una serie di circostanze casuali, è finito nelle mani di un alunno della terza media di Grassina che ci ha ricavato una tesina per l’esame e che, per coincidenza, era compagno di classe del nipote di un fratello di Marcello Vanchetti. A quel punto i due amici ritrovati si sono prima sentiti per telefono e poi, pochi giorni fa, si sono riabbracciati, in un incontro carico di commozione, nella casa di Fattori a Montale.

"Appena entrato dalla porta Marcello ha gridato il mio nome – racconta Giovanni – poi ci siamo abbracciati e abbiamo pianto per cinque minuti prima di poter dire qualsiasi cosa. Poi abbiamo iniziato a parlare e abbiamo ricordato tutto fino nei particolari, due anni interi trascorsi fianco a fianco, sempre insieme, in quelle condizioni, non si dimenticano".

Giovanni e Marcello erano allievi carabinieri insieme a Roma quando, dopo il disfacimento dell’esercito italiano seguito all’8 settembre del 1943, furono fatti prigionieri dai tedeschi, caricati su un vagone bestiame e deportati nel campo di Bruck an Der Mur in Austria dove sono rimasti fino alla liberazione.

Il brindisi fra Giovanni e Marcello
Il brindisi fra Giovanni e Marcello

"Avevamo sete in quel vagone – racconta Giovanni – e almeno fino a Tarvisio qualcuno ci aiutava alle fermate con un secchio d’acqua e un tubo". Nel lager lavoravano 12 ore al giorno scavando fosse per le patate e caricando carbone e acqua sui carrelli dei binari ferroviari. Non erano solo compagni d’arme, ma amici e si aiutavano a vicenda: "Marcello mi ha salvato la vita – racconta Giovanni – perché durante un bombardamento alleato ero finito sepolto da una massa di terra mentre ero in un canale per lo scolo dell’acqua. Restai là sotto svenuto tutta la notte finché la mattina Marcello non guidò gli altri compagni con uno scavatore: mi tirarono fuori. Nei giorni successivi, mentre ero ricoverato in infermeria, Marcello mi portava una razione di brodo al letto".

Marcello sapeva cantare, era un bravo tenore, e intratteneva i prigionieri, francesi e inglesi, con la sua arte mentre Giovanni gli faceva da cassiere raccogliendo le piccole offerte. "Una volta con il ricavato di queste offerte – racconta Giovanni – acquistammo tutti i biglietti del cinema del paese e regalammo i biglietti per riempire la sala con tutti noi prigionieri. Fu una grande soddisfazione e Marcello cantò per tutti".