REDAZIONE PISTOIA

"Costretti a chiudere Lo Stato ci ha illuso"

Lo sfogo e lo sconcerto dei titolari de ‘Il pollo d’oro’ e di ‘Bistecca Toscana’ "Nessuno ha mai trovato finora un focolaio nei ristoranti o nelle pizzerie..."

Più che a un ristorante, domenica sera sembrava d’essere alle cappelle del commiato. Un via vai continuo di amici (a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, si capisce) venuti a Il Pollo d’oro di viale Frosini, ristorante-pizzeria attivo dal ‘62 in città, per dare l’ultimo saluto alle serate a cena fuori. Nessuna chiusura, diciamolo a chiare lettere, ma una conseguenza di quello stop imposto dal nuovo decreto di Palazzo Chigi che ha scatenato un movimento spontaneo di solidarietà tra i clienti e amici di sempre, dopo lo sfogo affidato ai social network: da oggi al Pollo d’oro, come in tutti quei ristoranti che sceglieranno di restare aperti, si servirà solo il pranzo.

"Non sono bastate tutte le precauzioni prese in questi mesi, non è bastato rispettare le regole e farle rispettare a tutti i nostri clienti – è il pensiero di Michela Ricciarelli, moglie e collaboratrice del titolare Stefano Parenti –. No, non è bastato per consentirci il diritto al lavoro. Un lavoro che amiamo e che portiamo avanti da più di mezzo secolo con passione e tenacia. Ci fanno chiudere anche se nessuno ha mai trovato finora un focolaio nei ristoranti o nelle pizzerie, troppo complicato e dispendioso per lo Stato multare chi stava nelle strade e non rispettava le regole, più semplice e a costo zero far chiudere i ristoratori dandoci pure l’illusione che con il solo asporto dalle 18 alle 24 potremo sopravvivere e con noi le nostre famiglie e i nostri dipendenti. Stasera (domenica sera, ndr) ultima sera normale, da Paese civile. Un altro arrivederci dopo quello del 9 marzo, speriamo non diventi un addio...".

E’ tanta l’amarezza dopo un provvedimento che fino all’ultimo si sperava potesse essere scongiurato, accompagnato per Michela Ricciarelli da diverse notti insonni aspettando il verdetto: "Il governo non chiama questo decreto ‘lockdown’, pur avendone per la nostra categoria tutte le sembianze. Dopo la ripartenza della scorsa primavera, la pioggia di misure che abbiamo adottato, i tanti soldi spesi proprio in questo senso, gli incassi dimezzati, ecco la mazzata: per un mese giù le saracinesche dopo le 18, con il ‘contentino’ dell’asporto o del domicilio che a malapena servirà a coprire le spese".

La domanda che incombe per tutti ora è: varrà la pena restare aperti? Per alcuni anche a Pistoia la risposta è no. È il caso, ad esempio, di Bistecca Toscana, via Sant’Andrea, dove da ieri alla porta è attaccato un cartello: "Da lunedì 26 ottobre noi chiudiamo, non accettiamo orari. Apriremo quando potremo lavorare coi nostri orati, rispettando le regole come sempre".

"Avevamo dei camerieri a chiamata che non chiamiamo più, un’assunzione che avevamo in programma prima del decreto sfumata nel nulla, tre persone fisse in cucina da stipendiare – prosegue Ricciarelli da Il Pollo d’oro, che domani sarà a Firenze in piazza Duomo con la Fipe per manifestare contro il provvedimento –. Coi turisti a quota zero e il flusso dei lavoratori nuovamente ridotto per via dello smart working ancor più incentivato, anche i pranzi sono a rischio. E a dimostrazione che chi comanda poco conosce la categoria, la beffa di un provvedimento arrivato nel fine settimana, nei giorni in cui si lavora di più, che hanno generato un caos totale dai clienti, molti dei quali pensavano che fossimo chiusi. Ma non ci arrenderemo, neanche stavolta, nella speranza di poter fare rete e far sentire la nostra voce a tutti i livelli: Comune, Regione e, ancora più su, il governo".

Linda Meoni