Bambini e ospedalizzazione: "Far sopravvivere la fantasia"

La psicoterapeuta Manuela Trinci spiega quale supporto dare ai piccoli malati. Il modello del Meyer "Continuare a coltivare il gioco e il divertimento e mantenere una comunicazione positiva" .

Bambini e ospedalizzazione: "Far sopravvivere la fantasia"

Bambini e ospedalizzazione: "Far sopravvivere la fantasia"

Andare a scuola, vedere amici, fare sport: raramente ci fermiamo a pensare che alcuni nostri coetanei sognano di tornare a questa normalità che diamo per scontata. Sono bambini e ragazzi ospedalizzati, che non hanno bisogno solo di cure, ma anche di evadere da una realtà difficile da accettare, fatta di flebo, visite, terapie. Abbiamo intervistato la dottoressa Manuela Trinci, psicoterapeuta e direttrice scientifica della "Ludobiblio" dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

Quali emozioni sono più frequenti tra i bambini ricoverati?

"In quasi tutti c’è una forte ansia: sentirò male? Come saranno i dottori? Quanto dovrò stare in ospedale? Temono la solitudine, la rottura dei ritmi quotidiani, la lontananza da amici e scuola".

Quali difficoltà si possono riscontrare nell’interazione con loro? "Talvolta non vogliono parlare della malattia o delle emozioni che li turbano e si chiudono in se stessi, non fidandosi di chi li circonda: le attività ludiche possono creare un clima positivo, permettendo di esprimere ed elaborare i loro vissuti".

L’immaginazione può davvero aiutare ad affrontare una situazione tanto drammatica?

"La mente non può rimanere incollata ad un problema: bisogna divergere, distrarsi, divertirsi. Ecco perché attività come leggere, dipingere, cantare e fare musica, sollecitando l’immaginazione, fanno stare meglio".

Gli ospedali in Italia hanno mezzi sufficienti per mettere i bambini il più possibile a loro agio?

"In Italia ci sono sicuramente ospedali di eccellenza, come lo stesso Meyer, punto di riferimento per la pediatria nazionale ed europea per metodologie innovative di cura e accoglienza del bambino, il Gaslini, il Bambin Gesù. Ci sono reparti ben attrezzati, ma non in tutte le realtà. A Pistoia ne abbiamo uno ottimo, con il dottor Agostiniani e la sua équipe, attenti alle esigenze delle famiglie".

Quali attività sono più apprezzate dai piccoli pazienti del Meyer?

"Quelle ludiche ed espressive che si svolgono nella LudoBiblio, così come i musicisti, i pagliacci e i cani-terapeuti che circolano in ospedale e che allietano e alleviano le attese e i percorsi di cura".

Fra i diritti dei bambini in ospedale c’è quello di essere informati sulla malattia. Come parlargliene?

"Rispetto, delicatezza, franchezza e apertura alle prospettive positive della cura sono i requisiti fondamentali di una buona comunicazione con il paziente. Chiaramente questo percorso vede partecipi i familiari, che possono elaborare insieme al personale sanitario le strategie comunicative".