"Aiuti all’edilizia. Bonus e Superbonus, strumenti da conservare"

Il presidente di Ance Toscana Nord, Cafissi, lancia l’appello per favorire la committenza e la "parte sana" del settore

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"Bonus e superbonus sono strumenti da conservare a favore della committenza e della parte sana dell’edilizia". Lo sostiene Ance Toscana Nord, la rappresentanza industriale del mondo della costruzioni, che oggi si trova ad affrontare le turbolenze che investono il settore del recupero degli immobili. "La nostra prima preoccupazione, nel momento in cui fu introdotto il Superbonus 110% dell’edilizia, fu quella di organizzare un sistema che mettesse in relazione le imprese iscritte con chi gestiva le piattaforme informatiche per permettere all’impresa ed al committente di valutare se ci fossero i requisiti per accedere al beneficio - spiega Alessandro Cafissi, presidente di Ance Toscana Nord - da operatori del settore, fin da subito stati consapevoli della difficoltà del percorso e ci siamo strutturati per affrontarla, anche a costo di rinunciare a qualche intervento. E mentre la febbre del recupero saliva, abbiamo fatto i conti con operai che mancavano, attrezzature e ponteggi irreperibili, costi dei materiali inaccessibili - aggiunge - del resto l’entrata in vigore della normativa è stata la plastica dimostrazione del progressivo sgretolamento della struttura di un comparto, quello delle costruzioni, che dall’inizio della crisi ad oggi ha perso, in Italia, oltre 143mila imprese e più di 600mila lavoratori". Adesso, però, il meccanismo rischia di incepparsi. "ll superbonus è uno strumento di eccezionale spinta al settore che deve essere salvaguardato - mette in chiaro - il problema è invece il non aver vigilato sulla possibilità di accedere alla cessione dei crediti fiscali di tutti i bonus ordinari, sui quali si attestano il 90% delle frodi scoperte, in un sistema senza prezzari di riferimento (a differenza del superbonus, nda) e senza controlli sul credito originario. Questo ha aperto le porte a 11.600 imprese che negli ultimi sei mesi si sono iscritte alle camere di commercio in Italia - attacca - richiamate dalla diffusa idea del facile guadagno. Se a questo aggiungiamo l’approssimazione o addirittura la volontà fraudolenta di alcuni…", la frittata è servita. E a farne le spese rischiano di essere gli onesti: "Le regole che vengono adesso tardivamente imposte, peraltro a lavori iniziati, colpiscano soprattutto chi ha operato seriamente, minando la fiducia dei privati e degli istituti di credito - conclude Cafissi - l’invito, per chi ancora ha in animo di accedere a uno dei vari bonus esistenti, è di rivolgersi a imprese strutturate, che garantiscono la qualità dell’intervento, la formazione dei propri addetti e la regolarità del loro inquadramento contrattuale". Rafforza questa posizione il vicepresidente di Ance per Pistoia, Giacomo Salvi: "Consentire a imprese senza storia, senza dipendenti e senza attrezzature di lavorare sulle nostre case è una follia che denunciamo da tempo - chiosa- come per i lavori pubblici esiste un certificato di attestazione, che le imprese ottengono e mantengono in base ai lavori svolti nella singola categoria ed importo, altrettanto deve esistere nell’edilizia privata, dove non si può prescindere da una giusta proporzione fra rapporto organizzativo dell’impresa e entità dell’intervento assegnato".

Alessandro Benigni