A preoccupare sono i numeri del ’sommerso’

L'epidemia silenziosa della ludopatia colpisce anche i giovani, spostandosi sempre più all'interno delle mura domestiche grazie ai giochi online. Un recente incontro a Pistoia ha evidenziato l'importanza della sensibilizzazione e della prevenzione per contrastare questo problema.

Una silente epidemia, che colpisce anche i più insospettabili ma che non è visibile all’occhio di tutti quanti noi perché, oramai, spesso colpisce direttamente all’interno delle mura domestiche grazie – si fa per dire – ai giochi online. Si è parlato di questo in un recente incontro che si è svolto sul tema della ludopatia alla biblioteca San Giorgio organizzato dalla sezione pistoiese della Fidapa col patrocinio della SDS Pistoiese con la presenza di numerosi studenti dell’istituto "Einaudi" di viale Pacinotti con la loro dirigente, Elena Pignolo. Nel saluto iniziale, la presidente della Sds Anna Maria Celesti ha posto l’accento su quanto la ludopatia si stia spostando nelle fasce più giovani della popolazione.

"E’ una patologia relativamente nuova – ammette Celesti – con la quale iniziamo a prendere confidenza solo adesso ma bisogna investigarne le cause, imparare a conoscerla e curarla". Lungo l’elenco dei relatori presenti: da Maria Anna Donati, ricercatrice del dipartimento Neurofarma dell’Università degli Studi di Firenze, a Fabrizio Fagni, direttore dell’Ufc Dipendenze Pistoia Asl Centro. "Le dipendenze sono state considerate fino ad oggi sempre rispetto all’assunzione di sostanze, sia legali che illegali. Dal 2017 il gioco d’azzardo è stato inserito nei LEA, i Livelli essenziali di assistenza" il commento dello stesso Fagni su una tematica che, inoltre, si è ulteriormente aggravata dopo i mesi di lockdown e pandemia. "Le dipendenze oggi sono diverse, se ne parla a proposito di utilizzo di internet, del sesso, dello shopping compulsivo e di altre nuove forme che sono adesso oggetto di studio – aggiunge Fagni – c’è un grande sommerso che non emerge: a Pistoia abbiamo a che fare con circa 100 casi all’anno che è una piccolissima parte di chi convive con questo problema. Fondamentale è la sensibilizzazione e l’informazione perché bisogna evitare che i giovani arrivino ai servizi quando il problema è esploso, quindi diventa fondamentale la prevenzione, con i genitori, nelle scuole".

S.M.