Il vuoto dietro a Idrissa Tourè (foto): l’orizzonte che abbraccia il rendimento del centrocampo nerazzurro nella stagione appena conclusa è desolante. A parte la mezzala tedesca, il resto dei componenti della batteria mediana ha offerto un rendimento decisamente incostante, ricco di parecchi passaggi a vuoto e pochissimi picchi positivi. E, a conti fatti, un interrogativo sorge spontaneo: chissà che piega avrebbe preso la parte finale del campionato se Tourè fosse stato al suo posto sul rettangolo verde. Invece il numero 15, protagonista della migliore stagione in carriera, è stato vittima di uno degli infortuni più misteriosi della storia recente dello Sporting Club (a proposito: a che pro mantenere l’alone di totale incertezza attorno al problema accusato a metà marzo e mai risolto?) che lo ha tolto dalla battaglia proprio nel momento decisivo. Marius Marin, da solo, non è riuscito a cantare e portare la croce con efficacia per l’intera stagione: anche il lottatore romeno ha vissuto costanti alti e bassi e si è espresso su livelli decisamente inferiori rispetto a quelli a cui ci aveva abituato nei quattro anni precedenti. Percorso simile per Adam Nagy, che nel corso del campionato è riuscito ad accendere la luce della manovra a intermittenza, dando anche poca sostanza alla fase di interdizione. Bocciatura netta e pesante invece per un altro elemento della vecchia guardia: Beppe Mastinu non ha saputo garantire l’adeguata linfa alzandosi dalla panchina. Insufficienze piene anche per chi è arrivato a gennaio: Gargiulo e Zuelli non erano i profili necessari a coprire le lacune evidenziate dal reparto nel girone d’andata e il loro apporto, a conti fatti, è stato impalpabile. Soprattutto il centrocampista arrivato dal Modena, dopo aver indossato i panni dell’incursore implacabile nella promozione in A vissuta col Lecce un anno fa, ha deluso sotto tutti gli aspetti. Chi invece, chiamato in causa, non ha tentennato è un’altra bandiera del gruppo: Ale De Vitis.
M.A.
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