Lorenzo Lucca, genesi di un bomber

Storie e aneddoti del nuovo attaccante nerazzurro con le parole, in esclusiva, del padre Federico e del suo ex diesse Mario Goglia

La famiglia Lucca al completo

La famiglia Lucca al completo

Pisa, 29 agosto 2021 - Viaggio attraverso i primi anni del nuovo bomber nerazzurro, protagonista di una doppietta contro l'Alessandria che ha catapultato la squadra di D'Angelo al primo posto in Serie B. DESTINO - Un filo del destino lega il Pisa alla famiglia Lucca, per un cerchio che si chiude a distanza di 25 anni. Nel 1995-96, con la maglia della squadra piemontese del Saluzzo, Federico Lucca – roccioso difensore centrale –, ferma i nerazzurri all’Arena in un Pisa-Saluzzo terminato 1-1. In campo, a indossare i colori della Torre, vi erano fra gli altri Niccolini, Andreotti e Signorini. Che cosa ha a che fare tutto questo con l’attualità? Beh, Federico è il padre di Lorenzo, il bomber nerazzurro che venerdì ha conquistato l’Arena a suon di gol. L’intreccio fra passato e presente coinvolge – se vogliamo – anche la famiglia Benedetti. Il padre Silvano è tra gli osservatori che scoprirono Lucca da bambino a Torino. Il figlio Simone invece – appena passato di casacca dal Pisa all’Alessandria –, è il difensore che si è ’arreso’ in campo alle prodezze del ‘gigante buono’. Incredibili incroci della storia. Ad ogni modo la storia di Lorenzo Lucca è irta di difficoltà. DALLA PROMOZIONE AL PISA - Nessuno nel mondo del calcio sembra voler credere in questo talento, così il ragazzo si ritrova rapidamente a cambiare squadra. Cresce nelle giovanili del Torino poi passa al Chieri quindi, a 16 anni, eccolo scendere negli Allievi regionali dell’Atletico Torino, compagine che milita in Promozione. «Se in un ambiente non ti vedono non vuol dire che non sei valido, bisogna trovare il posto giusto e persone che ti stimano – è il pensiero di Federico Lucca, padre del bomber –. A quel punto si può essere aiutati a sviluppare al meglio le proprie capacità. Poi serve anche un po’... di fortuna. La vita però ti mette davanti a delle prove e forse sono proprio queste ad aiutarti a sbocciare». Il nuovo attaccante del Pisa ha alle spalle una famiglia che gli ha insegnato a credere nelle proprie possibilità: «Gli è sempre piaciuto a giocare a pallone, così come al fratello Riccardo. Il genitore? Deve essere presente soprattutto nei momenti di difficoltà». «Pisa, come Palermo sono state scelte prese in autonomia da Lorenzo - conferma papà Federico -. Mio figlio ha dato la precedenza alla società che ha mostrato il maggiore interesse verso di lui. E’ stato convinto dal progetto». «È una bella cosa che il Pisa abbia scommesso su Lorenzo – continua il padre del numero 9 del Pisa –, è una società molto aperta mentalmente e lo ha dimostrato non solo con questa scelta, ma anche costruendo tutto il resto della rosa». Venerdì sera la famiglia Lucca era presente all’Arena Garibaldi con tanta gioia nel cuore: «C’eravamo io e mia moglie, Siamo molto orgogliosi di lui». Interrogato sul segreto del talento del proprio figlio, Federico non ha dubbi: «Mangiare sano e andare a dormire presto la sera prima delle partite». DUE GARE IN UN GIORNO - Chi crede senza dubbio in Lucca è Mario Goglia, direttore sportivo dell’Atletico Torino e in passato, strani i casi della vita, allenatore del Nizza Millefonti che, sempre nel 95-96, vide i nerazzurri promuovere in Serie C2 con un gol di Signorini. Non facciamo in tempo a presentarci che sa già cosa vogliamo chiedere: «Mi dia retta, entro un anno il ragazzo andrà in Nazionale». Goglia racconta come centrale nell’economia del suo primo rilancio, fu la figura dell’allenatore degli Allievi regionali dell’Atletico Torino, Alessandro Malagrinò: «Lorenzo arrivò in sordina, dopo una brutta esperienza a Chieri, ma trovò in Malagrinò un allenatore premuroso. Sapeva come prenderlo, è stato bravo nella sua crescita. Quando ti scartano dai professionisti non è mai facile, molti si perdono, ma lo aiutò a ripartire dai dilettanti». Goglia racconta due aneddoti in particolare: «Quando si ritrovò di fronte il Chieri, che l’aveva lasciato andar via, gli segnò tre reti, ma non ostentò quel risultato con provocazione. Aveva già la mentalità del professionista, merito di suo padre Federico». Poi prosegue nel suo racconto, identificando in un episodio il calciatore nerazzurro: «Una mattina, nel corso di una partita degli Allievi, stavamo vincendo 1-0 contro il Saluzzo e tra il primo e secondo tempo chiamammo Malagrinò perché si era infortunato un giocatore della prima squadra, in Promozione – ricorda il diesse dell’Atletico Torino –. Avevamo bisogno di lui in una partita che si sarebbe giocata nel pomeriggio. Chiedemmo al mister di sostituirlo nell’intervallo, ma il tecnico decise diversamente. Nell’intervallo chiamò Lorenzo e disse: ‘Hai 10 minuti per segnare un gol’. Poi lo cambiò dopo soli 8 minuti ma di gol, nel frattempo, ne aveva segnati due». Ma c’è anche un seguito: «Quel giorno, contro l’Asti, in prima squadra, a soli 16 anni, dopo 10 minuti andò di nuovo in rete – prosegue Goglia –. Gli avversari infuriati presentarono ricorso perché il giocatore aveva giocato a meno di 48 ore di distanza dall’altra partita, ma lo persero. Lorenzo invece fu squalificato. Ma era, lo stesso, felice». UNA NUOVA RIPARTENZA - «Qualche tempo dopo, contro il Vicenza, segnò tre reti – ricorda Goglia –, ma avrebbe potuto segnarne anche una quarta se non avesse sbagliato un rigore. Rimasero impressionati. Io fui ingaggiato dai biancorossi e presi l’occasione per portarlo con me. Qui giocò anche qualche partita in Serie C ma, sia nel suo periodo in biancorosso, sia in quello successivo a Brescia, non credettero abbastanza in lui». A Brescia fu Cellino, nonostante le pressioni dei suoi osservatori, a non voller puntare sul 18enne e a lasciarlo andar via in Sicilia. Proprio da Palermo iniziò il suo secondo riscatto che, in meno di due anni, lo ha portato alla sua prima doppietta in Serie B con la maglia nerazzurra. Michele Bufalino