
Michele Marconi in gol (Foto Ufficio stampa Pisa SC)
Pisa, 28 aprile 2021 - Il bomber nerazzurro Michele Marconi ha da poco raggiunto le 100 partite con la maglia del Pisa, ma anche il traguardo degli 11 gol stagionali, andando complessivamente a 41 reti nella sua avventura in nerazzurro. Cristian Biancone, ex della promozione 2006/2007, commenta il momento del Batman di Pisa. Biancone, cosa ne pensa di questi risultati da parre di Marconi? «Il Pisa fa bene a puntare su Michele Marconi. Non era facile fare questi numeri, anche perché ricordo che ad inizio anno c’erano sirene da Serie A e molti discorsi aperti per il rinnovo il calciatore avrebbe potuto distrarsi, ma alla fine non è stato così. Si tratta di un sintomo di grande professionalità». Lei e Marconi avete una cosa in comune. Entrambi eravate nel vivo dell'azione, non le classiche punte statiche. «Sì, Marconi è un attaccante moderno, uno che entra anche nel vivo della manovra, un finalizzatore. Di testa probabilmente in Serie B è uno dei più forti e il gol che lo identifica meglio per me è stato quando, di testa, lo scorso anno, riuscì a far gol da fuori area. Impressionante. Fece anche un gol appena infortunatosi al ginocchio. I tifosi del Pisa dovrebbero esser orgogliosi di lui».
È stata una stagione molto particolare per il Pisa, ma anche per tutto il movimento calcistico, lo stesso Marconi, prima di arrivare in doppia cifra, ha avuto gli stessi problemi dei compagni sulla continuità. «Quest’anno Marconi ha avuto anche un rendimento altalenante, ma si tratta di uno di quei calciatori dalle reti garantite ormai, uno che ha fatto e può continuare a fare la differenza. Questa poi è stata una stagione particolare in cui si è ragionato più di Covid che di altri temi, in cui la preparazione è venuta meno per molte squadre o è cambiata nell’approccio. Marconi però può continuare a essere il futuro del Pisa». Il Covid-19 ha condizionato molto l'attività del mondo del calcio. Che opinione si è fatto di queste ultime due stagioni? «Sì, il condizionamento arriva in tutta la settimana, nel lavoro quotidiano, dalla partitella del giovedì alla situazione mondiale. L'anno scorso sono convinto che una risicata percentuale di giocatori avrebbe voluto giocare a calcio, ma purtroppo è stato necessario andare avanti col carrozzone, in un contesto che deve andare avanti. Gira tanta economia intorno a questo sport».
Michele Bufalino