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Pisa, a Piacenza di nuovo con Michele Pazienza in panchina

Ma, in caso di risultato positivo, il giovanissimo allenatore promosso ad interim dalla Berretti potrebbe anche essere promosso ufficialmente in prima squadra. Anche perché nessuna delle alternative contattate fino ad oggi sembrano convincere pienamente la società.

Michele Pazienza durante il corso allenatori

Pisa, martedì 24 ottobre 2017 - Avanti con Michele Pazienza almeno fino alla trasferta di venerdi sera a Piacenza l'allenatore del Pisa. E, poi se anche in terra emiliana dovesse arrivare un'altra prestazione convincente magari abbinata ad un risultato positivo, chissà che l'incarico ad interim affidato all'ex centrocampista di Napoli, Fiorentina e Juve non diventi definito. Per il momento è solo un'ipotesi ma le probabilità che si realizzi sono cresciute in modo esponenziale per almeno due motivi: da una parte la prova di Alessandria, vinta nettamente dai nerazzurri grazie anche all'intelligenza e alla flessibilità di Pazienza. Dall'atra il fatto che i vertici del club nerazzurro non sembrano pienamente convinti di nessuno degli allenatori che avrebbero già dato disponibilità a trasferirsi in nerazzurro: i sogni, infatti, si chiamano Massimo Drago e Roberto De Zerbi, ma il primo non vuol scendere in terza serie e il secondo si è accasato a Benevento in serie A. Qualche chance in più, invece, sembrerebbe esserci con Domenico Toscano, già due campionati di serie C in bacheca sulle panchine di Ternana e Novara, ma difficilmente il tecnico calabrese si accontenterebbe di un contratto fino a giugno. Mario Petrone e Gianluca Atzori, invece, e potessero sarebbero già sulla panchina del Pisa da qualche giorno ma entrambi i profili non sembrano convincere pienamente.

Così se Mannini e compagni dovessero fare risultato anche a Piacenza e nel frattempo non dovessero spuntare sorprese all'orizzonte, ecco che il club nerazzurro potrebbe davvero decidere di affidare la panchina a Pazienza. Nel caso si tratterebbe sicuramente di una scommessa non senza margini di rischi visto che stiamo parlando di una allenatore di 35 anni e con appena quattro panchine in Berretti e una da professionista alle spalle. Però qualche volta l'azzardo paga: basti pensare alla vicenda di Simone Inzaghi e al modo in cui è arrivato sulla panchina della Lazio.