Andreina, il paese fittizio di Valvole e le voci dei bambini

Un'infanzia nella 'Figlia della memoria' di Adele Desideri

Adele Desideri (foto del Centro culturale di Milano)

Adele Desideri (foto del Centro culturale di Milano)

Pisa, 30 maggio 2021 - La comprensione degli eventi vissuti da bambini si sposta nel tempo e all'improvviso si allarga. Per molti anni si attraversa ad occhi chiusi una sorta di porta girevole, ben sapendo che invece prima o poi vanno aperti. Talvolta sono fatti nuovi a riorientare lo sguardo. E' la lunga resilienza (termine prestato dalla chimica per rappresentare la capacità di cercare vie d'uscita in situazioni estreme) di chi è stato bambino ed è stato colpito da qualcosa che lo ha ferito magari senza nemmeno capire cosa è successo davvero o senza volerlo sapere perché potrebbe fare troppo male. Adele Desideri sceglie una località immaginaria della Toscana, Valvole, un paese che si può collocare non lontano dal litorale ma dal quale il mare non si vede, per farne in qualche modo la culla di Andreina, 'La figlia della memoria' (Moretti e Vitali), dei suoi cari, dello zio Zeno, così vicini e lontani al tempo stesso, qualcuno latore di una carezza ambigua, che non si decifra, ma che scatena le voci che parlano in lei, che le fanno dire “di essere nata compromessa”, che genera nel tempo sogni rivelatori, uno dei quali colto nella nota di accompagnamento da Franco Loi (“...il mio corpo era diventato i miei corpi: uno sopra, come una nuvola, e uno sotto, immobilizzato...”) , che fanno di Andreina una che cerca “di vivere camminando a ritroso” , tra memoria e svuotamento come sottolinea Davide Rondoni nella sua introduzione. Le pagine di Desideri sono figlie di “una sorte bizzarra, che mi aveva messo accanto a zio Zeno – con la sua pervasiva malinconia – e due bravi genitori un po' all'antica, incapaci tuttavia di covarmi in un caldo abbraccio”. L'autrice ricostruisce nel tempo tutti i cambiamenti che riconducono a unità, dopo un lungo percorso, il sovrapporsi di amori perduti, dissociazioni, depressione, ma anche festa, fino alla conversione, senza perdere la bussola della compassione. E in questa rilettura trova posto il volto degli altri che sembravano lontanissimi e anche la loro voce, talvolta come un benevolo mormorio. Desideri è narratrice e poetessa e uno dei testi che chiude uno dei capitoli del suo romanzo, quando la protagonista scrive le sue memorie e in parallelo compone poesie, consegna versi efficaci, quasi un prisma con cui scomporre i colori dell'esistenza e vederne la loro irrinunciabile preziosità: “Tu ami come fossi in battaglia:/ansia, fremiti e pugni./ Non è festa quieta./ Sei con l'uomo/ nello spazio angusto/ di una notte in trincea./ Poi togli gli stivali dei ricordi,/ lascia, colpisci e soffri./ Un altro fronte, / e bombe e gas./ L'occhio all'orizzonte,/ nel naso il fiuto della rivincita...”. Michele Brancale