
Racconti del litorale
Pisa 14 agosto 2016. Non voglio dire con esattezza dove fosse ubicata, a Marina, quella che veniva chiamata la «casa maledetta», una cautela per non danneggiare il proprietario attuale che volesse affittarla e che si potrebbe trovare in difficoltà. La casa, un bel palazzotto liberty d’inizio Novecento, era detta così perché circondata da una fantasiosa leggenda: chiunque la abitasse, giunto all’età di 70 anni sarebbe morto fra quelle mura proprio nel giorno del suo compleanno. Quali erano i fatti che avevano portato a questa terribile quanto singolare diceria? All’ufficio postale, luogo eterno di chiacchiere, si diceva che pochi anni dopo essere stata costruita, il proprietario avesse ucciso in quella casa con una fucilata il genero che aveva visto amoreggiare con la serva. Poi aveva denunciato l’irruzione di due ladri uno dei quali, sorpreso, avrebbe imbracciato il fucile da caccia appeso al muro sparando e uccidendo il giovane.
La figlia aveva taciuto, la serva aveva confermato quella versione. Del resto era una tesi plausibile: le impronte digitali o il guanto di paraffina non esistevano e le indagini erano state chiuse con la denuncia di ignoti, ladri e anche assassini. Allo scoccare dei suoi settant’anni, l’omicida impunito spirò al primo piano della casa di Marina dov’era stato commesso il delitto. Qualcuno notò dai manifesti mortuari come l’uomo fosse morto proprio nel giorno del suo compleanno, come avesse risposto a una chiamata. Morto il padre, che già era vedovo, la figlia, rimasta sola e vedova senza figli, aveva aperto la sua casa allo zio paterno, andato da poco in pensione, e alla moglie. Chiacchiere di donne all’ufficio postale avevano intanto messo in giro una voce: «In quella casa ci si sente». Nel gergo dei fantasmisti significava «avvertire rumori o voci estranee all’umano». La diceria attorno alla casa crebbe in breve e si sviluppò per Marina mentre gli abitanti della «casa maledetta» procedevano ignari nella loro vita.
Nell'ufficio postale ci fu anche chi ricordò che, quando l’edificio era in costruzione, un muratore, naturalmente settantenne, era caduto dal tetto ed era morto. Vero? Falso? Nessuno poteva dire di essere stato testimone di quell’episodio che però diventò subito vangelo. Dopo un anno e mezzo da quando gli zii della giovane vedova si erano trasferiti nella “casa maledetta” con la nipote, si giunse al giorno del compleanno della zio, il suo settantesimo. Ma il mattino della ricorrenza l’uomo ebbe un colpo apoplettico e morì. La coincidenza che il fratello dell’omicida impunito avesse deciso di morire anche lui nel giorno del suo compleanno sembrò essere, più che una strana coincidenza, un «segno».
La casa venne quindi ufficialmente definita «maledetta» e fu inevitabile che la cosa giungesse anche alle orecchie delle due abitanti, zia e nipote, ormai entrambe vedove. Fu così che le due donne, anche in difficoltà economiche, decisero di vendere il loro palazzotto liberty e di andare a vivere a Pisa. Chi avrebbe comprato una «casa maledetta»? Chi fa affari con le case ha in genere poco rispetto per i fantasmi e le loro frequentazioni e il commendator P. era del tutto alieno da queste credenze.
Non gli fu perciò difficile mettere le mani a un modico prezzo sull’immobile di Marina. La sua famiglia aveva già una bella villa a Pisa e una a Calci. Gli mancava soltanto un casa al mare e all’epoca Marina era il massimo cui si potesse ambire, a parte Alassio e forse Viareggio. Quando la famiglia del commendator P. si trasferì nell’estate del 1907 a Marina nella nuova dimora per le vacanze non mancò chi commentò: «Certo che hanno avuto un bel coraggio». Anche perché, nell’annata in cui la casa era rimasta vuota dopo che era stata lasciata libera da zia e nipote, si erano sparse nel paese altro voci: dalla casa, di notte, si sarebbero sentiti rumori di mobili spostati e perfino di catene trascinate.
Inutilmente il falegname F. anarchico e ateo, aveva fatto notare come fosse escluso che in quella ci potessero essere delle catene. Ma si sa bene che le catene evocano immagini di medioevo, di torture, di grida nella notte, e in paese nessuno voleva rinunciarvi. Il 20 luglio del 1907, allo scoccare dei suoi settant’anni, cioè proprio nel giorno del suo compleanno – il commendator P. spirò nella «casa maledetta» a causa del consueto colpo apoplettico. Ci si creda o no, accadde proprio questo. Per la cronaca, la «casa maledetta» di Marina rimase sfitta fino al 1922.
L’acquistò in quell’anno un commerciante pisano che aveva fatto soldi aprendo un emporio. Era un repubblicano con il fiocco nero al posto della cravatta, un uomo scaltro, poco timorato di Dio, il quale, pur sapendo tutto della leggenda dei «morti a 70 anni», ci rideva sopra perché la considerava soltanto una singolare coincidenza. Quando arrivò a compiere i suoi 70 anni andò però a festeggiarli in un albergo sulla riviera romagnola...